L’espressione religioni africane si riferisce alle concezioni cosmiche delle culture africane tradizionali e ai riti celebrati per ottenere la protezione delle divinità e degli spiriti che si ritiene controllino o vivano nell’universo. Si avverta il significato di questa enunciazione che non distingue la religione dalla cultura. Si tratta di una premessa essenziale per comprendere le caratteristiche distintive delle concezioni e delle strutture religiose africane. Le ricerche antropologiche hanno dimostrato che nelle culture africane la religione non costituisce un dominio specifico, non-domain-specific, secondo il gergo dell’antropologia cognitiva. Molti antichi viaggiatori, commercianti e missionari non percepirono tale caratteristica e furono ingenuamente tratti in inganno dal non vedervi chiese e campanili, asserendo che gli africani erano privi di religione, immersi nella superstizione del paganesimo. Di fatto, dal punto di vista classificatorio, le religioni africane sono anonime. Il termine animismo, che capita ancora di leggere specialmente nei resoconti statistici di demografia religiosa, è un concetto errato anche se di comodo, sia perché la teoria evoluzionistica da cui deriva è infondata, sia perché implica un’indebita limitazione dell’indagine fenomenologica. In realtà, per le religioni africane tradizionali non vi è alcuna denominazione disponibile se non quella dell’etnia di appartenenza. Ecco perché non vengono anche dette religioni etniche, espressione generica che però non serve a individuare le forme distintive delle singole etnie. L’anonimia religiosa, d’altra parte, è un fenomeno tipico delle culture non scritte. Nel caso degli africani, più che in altri casi, è stata causa di molti pregiudizi, alcuni dei quali tuttora persistenti. Attualmente le religioni africane appaiono in regresso. Su di esse prevalgono le religioni storiche. […]
Eppure la consistenza delle religioni tradizionali resta notevole. Esse continuano a formare una componente essenziale, viva e vivace, dell’odierno quadro religioso africano. Contro ogni facile previsione, vale la pena di ricordare la vicenda delle religioni sincretiste afro-americane, dove la facciata cristiano/cattolico della cosiddetta santeria e del vodù ricopre un sostrato dottrinale e rituale prettamente africano mantenuto vivo contro le conversioni e le pressioni subite dagli schiavi e dai loro discendenti.
L’attuale recessione delle religioni tradizionali non è causata soltanto dalla penetrazione delle religioni storiche, bensì, e con efficacia forse maggiore, dall’impatto globale della cultura occidentale durante i regimi coloniali.
(da B. Bernardi, Le religioni africane, in G. Filoramo (a cura di), Storia delle religioni, Roma-Bari, Laterza, 1997, vol. 5, pp.107-108)*
Riferimenti Bibliografici
- B. Bernardi, Il mugwe. Un profeta che scompare, Milano 1983;
- B. Bernardi, Africa. Tradizione e modernità, Roma 1998;*
- E. Evans-Pritchard, I Nuer. Un’anarchia ordinata, Milano 1975;*
- E. Evans-Pritchard, Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande, Milano 2002;*
- E. Leach, Social Anthropology, Glasgow, 1982;
- T. Ranger – I. Kimambo, The Historical Study of African Religion, London, 1962.*
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