Le passioni autoconservative della modernità configurano un rapporto con l’altro essenzialmente oppositivo e strumentale: in una prima fase l’altro è visto come nemico o rivale nella corsa al potere e alla ricchezza (homo œconomicus); mentre in una seconda fase l’altro diventa un oggetto opaco e indifferente, puro specchio della proiezione narcisistica di un Io indebolito nelle proprie stesse passioni (homo democraticus). Nel primo caso il legame sociale sembra avere una funzione puramente strumentale tesa alla conservazione e all’affermazione dell’Io; nel secondo caso, esso viene corroso e messo in crisi dall’apatia di individui atomisticamente chiusi in una sterile logica identitaria. Già Rousseau e Tocqueville hanno suggerito la possibilità di combattere gli effetti perversi di questo modello attraverso l’attivazione di passioni altre, rimosse dallo sviluppo della modernità, e potenzialmente capaci di contrastare l’azione disgregante dell’individualismo acquisitivo e narcisistico. Si può dunque provare a verificare l’esistenza, nella società contemporanea, di forme fattuali di legame fondate su passioni comunitarie e su un sentimento di philía che riaffiora dentro la crisi del legame sociale, prefigurandone la ricomposizione in forme inedite, adeguate alla complessità della società democratica. Si tratta dunque di scommettere sulla possibilità di rintracciare, nella struttura antropologica degli individui, passioni alternative a quelle peculiari del paradigma utilitaristico, nelle quali emerga come prioritaria la tensione comunitaria, il desiderio del legame; passioni che interpretano l’altro come costitutivo dell’identità dell’Io. La scommessa consiste nel supporre che gli uomini non siano motivati solo dal desiderio di acquisire, che riduce il legame sociale a puro strumento di fini individualistici; ma che agiscano anche spinti da un insieme di motivazioni, come la generosità e il desiderio di dare, l’alleanza e l’amicizia, che fanno del legame sociale il fine stesso dell’azione. Questa scommessa è ciò che, sia pure nelle diverse prospettive, accomuna gli autori che si riconoscono nella teoria del dono e nella necessità di costruire un paradigma alternativo a quello utilitaristico: tra questi, M. Mauss, G. Bataille, J. Derrida, A. Caillé, J.T. Godbout.
Riferimenti Bibliografici
- G. Bataille, Il dispendio, Roma 1997.*
- A. Caillé, Il terzo paradigma, Torino 1998.*
- J. Derrida, Donare il tempo, Milano 1996.*
- J. Derrida, Politiche dell’amicizia, Milano 1995.*
- J.T. Godbout, Il linguaggio del dono, Torino 1998.*
- J.T. Godbout, Lo spirito del dono, Torino 1993.
- M. Mauss, Saggio sul dono, in Id., Teoria generale della magia, Torino 1965.*
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