Un dato su cui (a livello di communis opinio) talvolta non ci si sofferma è il sostanziale sincronismo, nel racconto dell’epos, tra le peregrinazioni di Enea e quelle di Odisseo: entrambe a rigore due nostoi, la cui cronologia gli eruditi di epoca ellenistica seppero fissare all’inizio del XII secolo a.C. Da un lato, la plane di Odisseo vincitore dell’avita Itaca, con la progressiva (e mai definitiva) fissazione delle sue tappe nel Mediterraneo, rispetto ad altre soluzioni ritenute plausibili in antico; dall’altro, da parte del vinto Enea, la ricerca della «madre antica», l’Italia, di cui Dardano, il progenitore dei Troiani, era originario. È significativo che, all’indomani dell’approdo nel Lazio, nel libro settimo dell’Eneide, sarà lo stesso re Latino a richiamare la tradizione genealogica su Dardano (che già Omero conosce) e a farne menzione agli ambasciatori che Enea gli aveva inviato, attribuendola alla memoria storica degli Aurunci. L’incontro, come sappiamo, imporrà lo scontro e sarà la guerra, nella sua dura necessità, ad improntare la seconda parte dell’Eneide. Tuttavia, mi pare degno di nota che, anche in questo primo contatto con la realtà del Lazio, sia ancora una volta il tema della sofferenza del viaggio per mare e del dovere dell’accoglienza degli esuli a dare il tono del dialogo tra Latino e la delegazione troiana. Il viaggio di Odisseo; il viaggio di Enea. Il Mediterraneo come comune scenario: ieri come oggi. «Alcuni naviganti prima o poi tornano, gli altri partono per sempre»: così Predrag Matvejević in apertura del suo Breviario mediterraneo, scritto alla vigilia del decennale conflitto che ha insanguinato le terre della ex Jugoslavia sullo scorcio del secolo passato. Odisseo alla fine torna alla «sua petrosa Italia» (a dirla con Foscolo), per poi forse ripartirne (come immaginò Dante) «per seguir virtute e canoscenza»; Enea muove per sempre da Ilio in fiamme, per una partenza senza ritorno, che in realtà è un ritorno alle origini e l’inizio d’un viaggio di civiltà, che – nell’idea di Roma che ciascuno reca in sé – resta parte ancora viva del nostro essere uomini d’oggi.
(da A. Pagliara, Il viaggio di Enea come metafora, in Id., Roma e noi, Bari, Edipuglia, 2023, pp. 9-28)*
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)