L’intervento traccia la genealogia teologica e filosofica del concetto di laicità, inscrivendolo nel lungo periodo della storia religiosa europea moderna e indicando i fuochi teorici che hanno presieduto alla sua elaborazione e gli hanno conferito incidenza pubblica: fede e sapere, interiorità ed esteriorità, pluralismo e intransigenza. La discussione sulla laicità attraversa le epoche. Tre classici modelli: il rifiuto della religione (Lucrezio), la religione civile (Virgilio), il superamento della religione nell’etica (Seneca). Loro evoluzione attraverso:
Medioevo: 2 interpretazioni. Manifestazione, chiarezza, realtà; non manifestazione, oscurità, possibilità. Entrambi con vantaggi e rischi.
Riforma: “teologalità” della fides e laicità della caritas.
Illuminismo: universalismo, laicità.
Oggi: contrattualismo, comunitarismo.
Oltre alle indicazioni della tradizione, vi sono ora tre possibili metodi:
a) Riconoscimento. Presenza della Chiesa. Così la Costituzione Europea (in sostanza). Rischi: solo noi abbiamo la riserva di credibilità. Pretesa di influire col proprio prestigio. La realtà esterna della società e dello Stato come oggetto di una crociata religiosa incessante e fastidio procurato a chi dissente o crede altrimenti. Clericalismo.
b) Codificazione. Vantaggi: chiarezza. Possibilità di enunciare le basi della discussione. Rischi: Passaggio da descrizione a prescrizione, a dovere spirituale o religioso. Dovere, che lo Stato deve riconoscere e attuare al massimo grado possibile in determinate condizioni. Ritorno al punto a).
c) Mistero Una segreta coesistenza e una impossibile divisione netta tra foro interno e foro esterno. Positivo: lasciando impregiudicata l’evidenza, permette di lavorare alla relazione. Rischio: incertezza; ricerca.
Tesi: Non l’opposizione tra religione e ateismo è sostegno di laicità, ma la non evidenza del religioso e la relatività di ogni approccio umano al divino.
Riferimenti Bibliografici
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