Se non è possibile, secondo Roberta de Monticelli, parlare di una differenza del pensiero femminile, può però essere interessante confrontarsi con una "Eva pensante" del nostro secolo, come Jeanne Hersch, filosofa che ha vissuto a Ginevra fra il 1910 e il 2000, che ha a sua volta riflettuto sullo sguardo di Eva nei confronti di Dio.
Jeanne Hersch ha parlato di Dio come l'essere che è oltre i limiti del pensabile in concetti ben delimitati, in proposizioni che abbiano condizioni di verità ben definite, e di cui dunque si può parlare, come lei del resto fa, solo in poesia. Peculiarità della condizione umana è proprio questo muoversi solo entro precisi confini e contorni, situazione che Jeanne Hersch vede splendidamente riassunta nel mito di Eva. La prospettiva di Eva è quella di disobbedienza e nello stesso di libertà, che da origine a uno sguardo nuovo sul fragile confine dell'umanità che è lo "sguardo all'insù", su ciò che è per eccellenza oltre questo confine, e cioè il divino.
Compiendo un salto temporale, Roberta de Monticelli ha evidenziato come questa nozione della trascendenza di Dio, sebbene provenga da una filosofa laica, sia perfettamente in linea con quella definita dal platonismo greco e poi fatta propria dalla tradizione cristiana, con Tommaso ad esempio, il quale ha sottolineato come Dio non appartenga a nessuna delle categorie dell'ente, non stia in alcun modo nei nostri concetti. In questo senso si comprende come la fede non sia contro ragione, né irrazionale, ma possa piuttosto essere intesa, propone Roberta de Monticelli compiendo un ulteriore passaggio teorico, secondo quanto evidenziato da un altro autore della tradizione cristiana, Nicolò da Cusa. In "De deo abscondito", testo in cui viene presentato un dialogo fra un pagano e un cristiano, Nicolò da Cusa sostiene che essere in conspectum Dei non significa per nulla pensare l'impensabile, ma pensare o vedere le cose del mondo in una luce "divina". Quello che una "Eva pensante" di oggi, secondo Roberta de Monticelli, aggiungerebbe è che anche consentendo a Dio deve rimanere il primato assoluto dell'onestà intellettuale, che richiede la compatibilità della fede con la fiducia nella possibilità di una spiegazione interamente naturale di tutto quello che esiste.
L'impensabile non è dunque contro ragione, nel senso appena richiamato, e consentire ad esso e cioè a Dio vuole anche dire essere animati dal desiderio di restituire qualcosa, con la parola o con le opere, in risposta – come scrive Jeanne Hersch – alla "ricchezza disperante e meravigliosa del mondo in cui viviamo".