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Da lungo tempo, la filosofia pone il problema del male. Da dove proviene lo scandalo del male? Chi ne è responsabile? È Dio o è l’uomo? Ma questo stesso problema si fonda su un presupposto lampante: se il male è uno scandalo è perché si ritiene che il bene sia immediatamente di per sé evidente.
Tuttavia, lo stupore filosofico ci invita a considerare che anche lo stesso bene non è di per sé evidente. È in realtà sorprendente il fatto che noi possiamo volere e fare il bene. Esiste uno scandalo del bene, che ci dovrebbe sorprendere almeno quanto lo scandalo del male, che ne è il rovescio.
Dobbiamo perciò capovolgere la questione e ritrovare il bene come scandalo e come domanda che ci viene rivolta. Che cos’è il bene? Per chi è un bene? Come possiamo ottenerlo? Tre vie ci si offrono: il pensiero, il desiderio e l’azione. Il bene è l’oggetto del nostro pensiero? O è piuttosto ciò a cui tende il nostro desiderio? O è il risultato della nostra azione?
Innanzitutto, mi chiederò: I) qual è l’essenza del bene? Possiamo conoscerla? In seguito: II): come si accede al bene? In che modo il bene può essere il risultato della nostra azione e l’oggetto del nostro desiderio? Infine, affronterò un’obiezione: III) se il nostro rapporto con il bene si fonda sul desiderio, noi lo facciamo dipendere dall’esistenza di una natura, ed in particolare della natura umana. Ma ciò non significa sottometterlo a ciò che vi è di più soggettivo ed arbitrario?