Nonostante l’ estrema frammentazione [che caratterizza in Europa i rapporti Stato-Chiese], è indubbio che crescono oggi i motivi che invitano gli Stati ad affrontare in modo nuovo e integrato il problema dell’inserimento di curricoli di studio dei fenomeni religiosi. Questi motivi sono a tutti noti e sono riconducibili in sostanza a due ordini di ragioni strettamente collegate. Per un verso, essi sono legati ai processi di crescente immigrazione di popolazioni portatrici di tradizioni religiose, come l’Islam, vissute in modo coerente e non secolarizzato, tradizioni che esigono di essere conosciute da parte del personale educativo per essere adeguatamente valorizzate nei processi di formazione educativa dei giovani a tali tradizioni aderenti, ma anche tradizioni che esigono di essere riconosciute e inserite in un modo comparativo privo di qualsivoglia pregiudizio etnocentrico nei programmi e nei manuali scolastici. Il secondo ordine di ragioni è una conseguenza dello stesso processo di secolarizzazione. Basterà, per i nostri scopi, limitarsi a tutti quei casi concreti, legati alle esperienze di insegnanti delle elementari e delle medie, che verificano ogni giorno di più di persona il rischio cui vanno incontro i loro allievi europei, di matrice cristiana, di perdere irrimediabilmente punti di riferimento religiosi fino a una generazione orsono dati per scontati, perdita che si rivela in realtà un sintomo grave di un più generale smarrimento di punti di riferimento culturali essenziali. […] Questo esempio ci permette di entrare nel vivo dell’interrogativo proposto. Per semplificare, proverò ad affrontarlo sotto una duplice prospettiva: dapprima, in funzione della possibilità – a mio avviso, oggi altamente ipotetica, almeno nell’attuale regime concordatario – che si dia, nelle scuole statali, un curricolo di storia delle religioni con lo scopo di offrire una presentazione wertungsfrei di elementi chiave di storia delle religioni […]: in secondo luogo offrendo alcune riflessioni sul modo in cui si potrebbe, nell’attuale situazione scolastica, inserire in modo più proficuo all’interno degli attuali programmi una conoscenza critica del fenomeno religioso.
[da G. Filoramo, L’ipotesi comparativa in F. Massineo, A. Portoghese, P. Selvaggi (a cura di) Laicità e religioni nella scuola del 2000, Progredit 1999, pgg. 129-130]