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Alla base della Bruno-renaissance degli ultimi anni (…) c’è la crisi dell’interpretazione del ‘mondo moderno’ imperniata nel primato della ‘rivoluzione scientifica’ classica. Si è trattato di un processo sia teorico che storiografico di larga portata: in crisi sono entrati un’idea di ‘ragione’; una concezione della ‘scienza’; una periodizzazione complessiva del ‘mondo moderno’; un impianto filosofico-storico complessivo, basato sul principio della ‘laicizzazione’, cioè sul processo di ‘autolegittimazione’ della modernità. Su tutto questo è accesa, tutt’oggi, una ricca discussione. Ma qui conta rilevare un punto, che è cruciale: nella prospettiva della ‘laicizzazione’, un’età come il Rinascimento e un autore come Giordano Bruno si trasformano in puri ‘residui’ pre-moderni, estranei alle correnti fondamentali della modernità. In questa prospettiva l’accento batte su Copernico, Cartesio, Bacone, Newton – insomma sugli autori celebrati da d’Alembert nel Discorso preliminare all’Enciclopedia.
Paradossalmente, è dalla crisi di questa impostazione che è riaffiorata la centralità del Rinascimento, e di autori come il Nolano. Già rigettato nel ‘premoderno’, il Rinascimento di Giordano Bruno è affiorato come archetipo di una concezione più ricca della ragione, dell’esperienza e della vita, come matrice di una concezione della realtà più piena e più complessa di quella costituita dalla ‘rivoluzione scientifica’ moderna. Nella ‘riscoperta’ di Giordano Bruno si è, cioè, riproposto il problema dei caratteri complessivi della ‘modernità’ e della pluralità di linee e di indirizzi che fin dall’inizio la connota e la caratterizza. Se ne sia consapevoli oppure no, sta qui una radice decisiva dell’attuale Bruno-renaissance.
Quello che attraverso Bruno si impone e si afferma non è il Rinascimento degli umanisti, degli illuministi, di Jules Michelet, di Jacob Burckhardt, imperniato nell’opposizione radicale con il Medioevo. Al contrario, il baricentro critico si è spostato in direzioni assai diverse da quelle tradizionali. Il Bruno che campeggia negli studi più significativi degli ultimi trenta anni si situa oltre l’Umanesimo e dopo la ‘rivoluzione scientifica’ classica. Da oggetto di superamento, Bruno e il Rinascimento si sono trasformati in ‘principio’ esplicativo del limite interno alla ‘modernità’, sganciandosi dalla ‘dimensione’ umanistica tradizionale. Per dirlo con una formula efficace: da ‘passato remoto’ si sono trasformati in ‘passato futuro’.
(da M. Ciliberto, Pensare per contrari. Disincanto e utopia nel Rinascimento, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2005, pp. 212-213)*
Riferimenti Bibliografici
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
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