Nella teoria sociologica della fase finale del Novecento i concetti di fiducia e partecipazione sono stati identificati come due pilastri dell’ordine sociale. Questa riflessione sociologica è particolarmente importante per tre motivi. Il primo è che si distacca in modo deciso rispetto al progetto di T. Parsons di ricomporre le teorie sociologiche classiche di Weber, Durkheim, Simmel e Mead su basi rigidamente normative. Il secondo è che reagisce alla tentazione antiparsonsiana di rinunciare a una teoria generale della società per riparare in una visione semplificata dell’interazione sociale. Il terzo, e più importante, è che reimposta in modo originale il rapporto tra partecipazione individuale e riproduzione sociale. Mi riferisco qui alla teoria dei sistemi sociali di Niklas Luhmann e alla teoria della costituzione della società di Anthony Giddens. Entrambe queste teorie si occupano, in modo apparentemente marginale ma in realtà costitutivo, del concetto di fiducia. Luhmann propone il rapporto tra fiducia e rischio come fondamento della possibilità di esistenza dei sistemi sociali: la mancanza di fiducia, che significa appunto mancanza di propensione al rischio, costituisce la minaccia fondamentale per la partecipazione sociale. Giddens, aderendo a questa idea di fondo, descrive i meccanismi differenziati di costruzione della fiducia, connessi alle forme di partecipazione sociale. In queste teorie, il legame tra fiducia e possibilità di partecipazione è evidente: diventa quindi possibile proporre una teoria delle condizioni differenziate di partecipazione sociale. Ciò permette, tra l’altro, di cogliere il significato dell’idea di "effettiva partecipazione", richiamata nell’articolo 3 della Costituzione Italiana. Identificare le condizioni della partecipazione sociale, a partire da quelle della fiducia, significa cogliere il grado di generalizzazione di questo articolo costituzionale come esempio interno alla storia della società moderna (e neo-moderna).