Le forme di religiosità parallela o alternativa che contraddistinguono l’attuale situazione socioreligiosa conoscono varie figure di ”santi”. Prima, però, di tentare una tipologia di queste figure carismatiche, occorrerà interrogarsi
sull’applicabilità delle categorie di ”santo” e di ”santità”, tipicamente cristiana, ad una situazione religiosa che si configura come postcristiana.
Il santo è, originariamente, l’uomo sacro piuttosto che l’uomo ”buono”: la sua ”virtù” coincide con un carisma particolare concessogli dalla divinità, non è eticamente connotata né sottoposta a un controllo istituzionale, è intrinseca e indipendente da altre qualificazioni: in questo senso, il termine, da un punto di vista comparativo, può essere legittimamente esteso a comprendere tutti coloro che si presentano e sono creduti essere ”uomini di Dio”. Ciò che, su questo sfondo, distingue il santo è la sua peculiare autorità religiosa, che spesso lo fa essere guida della vita degli altri.
Nel sincretismo che contraddistingue la nuova religiosità sono presenti e si incrociano le più differenti tradizioni religiose: in questo modo vengono riproposte figure tradizionali della santità proprie di tradizioni religiose non cristiane, dall’islam all’induismo. Alcuni dei nuovi movimenti religiosi, poi, sono movimenti fondati da un leader carismatico che per i seguaci ha assunto il valore e la funzione di un santo. Su questo sfondo, la lezione tenterà una classificazione dei tipi principali di ”nuovi santi”.
Quel che emerge, dall’analisi, è una situazione in cui, accanto alla presenza di vie del sacro che possono essere percorse in modo individuale e che riflettono un aspetto fondamentale della cultura contemporanea, viva è l’esigenza di avere a disposizione figure carismatiche, nuovi santi in grado di indirizzare la vita del singolo o della comunità che a lui si richiama.
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