L’Islam qui preso in considerazione è anzitutto e soprattutto quello mediterraneo. Ciò è legittimo e sotto un certo profilo obbligatorio vista la realtà del processo storico preso in esame, dal momento che è con esso che gli europei sono entrati presto e sono rimasti soprattutto in contatto. Non si dimentichi d’altronde che l’Islam non è per nulla una realtà omogenea: esiste anzi una pluralità di Islam – come una pluralità di Cristianità-, che hanno coscienza dell’unità profonda che lega l’umma di tutti i credenti ma che al tempo stesso si sono sviluppati lungo la storia in forme e secondo caratteri diversi. La tradizione e la cultura storico-filologica euromeridionali sono sensibili talora in modo esclusivo o comunque eccessivamente limitato ai soli Islam turco, vicinorientale e nordafricano, del resto profondamente correlati tra loro. Per questo, chi in tale tradizione e in tale cultura si riconosce deve guardare con attenzione ad altri ambiti europei nei quali il discorso storico e anche politico si è sviluppato in modo diverso: ché nel mondo ad esempio tedesco, polacco, russo (in qualche misura anche baltico e mitteleuropeo) l’attenzione fino dal Sette-Ottocento si è andata puntando anche sulla complessa realtà mediorientale e centroasiatica; mentre in quelli inglese, portoghese e olandese si è sviluppata una sensibilità attenta anche per l’India e l’Asia orientale che il sapere dei paesi euromeridionali solitamente esclude dal suo raggio.
(da F. Cardini, Europa e Islam. Storia di un malinteso, Laterza, Roma-Bari, 1999, pp. 3-4)*
Riferimenti Bibliografici
- F. Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II, 2 voll., Torino, Einaudi, 1976;*
- P. Brown, La formazione dell'Europa cristiana, Roma-Bari, Laterza, 1995;*
- F. Cardini, In Terrasanta. Pellegrini italiani tra Medioevo e prima età moderna, Bologna, il Mulino, 2002;*
- B. Lewis, L'Europa e l'Islam, Roma-Bari, Laterza, 1995.*
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