Il senso delle rovine

Contemporaneità e coscienza storica

  • Marc Augé

    Directeur d'études in Antropologia - Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Paris

  • venerdì 06 Maggio 2005 - 17.30
Scuola Alti Studi

Contemplare rovine non equivale a fare un viaggio nella storia, ma a fare esperienza del tempo, del tempo puro. Riguardo al passato, la storia è troppo ricca, troppo molteplice e troppo profonda per ridursi al segno di pietra che ne è emerso, oggetto perduto come quelli ritrovati dagli archeologi che scavano le loro fette di spazio-tempo. Riguardo al presente, l’emozione è di ordine estetico, ma lo spettacolo della natura vi si combina con quello delle vestigia. Ci accade di contemplare dei paesaggi e di ricavarne una sensazione di felicità tanto vaga quanto intensa; più quei paesaggi sono “naturali” (meno essi devono all’intervento umano), più la coscienza che noi ne abbiamo è quella di una permanenza, di una lunghissima durata che ci fa misurare per contrasto il carattere effimero dei destini individuali. Allo spettacolo del perpetuo rinnovamento della natura può tuttavia ricollegarsi anche il confortante sentimento di una totalità che trascende quei destini o nella quale essi si fondono, l’intuizione panteista o materialista del “nulla si crea e nulla si distrugge”. La natura, in questo senso, abolisce non solo la storia, ma il tempo.
Le rovine aggiungono alla natura qualcosa che non appartiene più alla storia, ma che resta temporale. Non esiste paesaggio senza sguardo, senza coscienza del paesaggio. Il paesaggio delle rovine, che non riproduce integralmente alcun passato e allude intellettualmente a una molteplicità di passati, in qualche modo doppiamente metonimico, offre allo sguardo e alla coscienza la duplice prova di una funzionalità perduta e di un’attualità massiccia, ma gratuita. Conferisce alla natura un segno temporale e la natura, a sua volta, finisce col destoricizzarlo traendolo verso l’atemporale. Il “tempo puro” è questo tempo senza storia, di cui solo l’individuo può prendere coscienza e di cui lo spettacolo delle rovine può offrirgli una fugace intuizione.
(M. Augé, Rovine e macerie. Il senso del tempo, Torino, Bollati Boringhieri, 2004, pp. 36-38)*

Riferimenti Bibliografici


- M. Augé, Storie del presente, Milano, 1997;*
- Id., Finzioni di fine secolo, Torino, 2001;*
- P. Ricoeur, Tempo e racconto, Milano, 1986.*

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

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