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La religione civile americana è il primo esempio storico, nell’età contemporanea, di una religione della politica. Con questa espressione si intende definire una particolare forma di sacralizzazione della politica, che si manifesta nell’epoca della modernità e si verifica quando la dimensione politica, dopo aver conquistato la sua autonomia istituzionale nei confronti della religione tradizionale, acquista una propria dimensione religiosa, nel senso che assume un proprio carattere di sacralità, fino a rivendicare per sé la prerogativa di definire il significato e il fine fondamentale dell’esistenza umana, quanto meno su questa terra, per l’individuo e la collettività. E ciò accade ogni volta che un’entità politica, per esempio la nazione, lo Stato, la razza, la classe, il partito, il movimento viene trasformata in una entità sacra, viene resa, cioè, trascendente, indiscutibile, intangibile, e come tale è collocata al centro di un sistema, più o meno elaborato, di credenze, di miti, di valori, di comandamenti, di riti e di simboli, diventando così oggetto di fede, di reverenza, di culto, di fedeltà, di dedizione, fino al sacrificio della vita, se necessario. Quando ciò avviene, ci si trova di fronte alla formazione di una religione della politica, intendendo per religione un sistema di credenze, di miti, di riti e di simboli che interpretano e definiscono il significato e il fine dell’esistenza umana, facendo dipendere il destino dell’individuo e della collettività dalla loro subordinazione a una entità suprema.
La sacralizzazione della politica è un fenomeno moderno che si distingue da altre forme storiche di sacralizzazione del potere politico. Nel corso della storia, fin dalle epoche arcaiche, il potere politico è stato rivestito di sacralità, era identificato con la divinità o era considerato una sua diretta emanazione (…). Nell’epoca della modernità, con l’affermazione del primato della sovranità statale, la laicizzazione della cultura, la perdita dell’egemonia spirituale della Chiesa nei confronti dello Stato e della società, e quindi con la separazione fra lo Stato e la Chiesa, e con il trionfo del principio della sovranità popolare e la nascita della politica di massa, il rapporto fra dimensione religiosa e dimensione politica, fra il potere e il sacro, è entrato in una nuova situazione, da cui ha avuto origine il fenomeno della sacralizzazione della politica. Nell’ambito della società moderna sono sorte, in particolari situazioni storiche, varie forme di religioni della politica, che vengono differenziate in due principali categorie – religioni civili e religioni politiche – secondo il diverso modo in cui si atteggiano e si comportano nei confronti delle religioni tradizionali e la diversa soluzione che danno al rapporto fra l’autorità e la libertà, l’individuo e lo Stato.
La religione civile è la categoria concettuale entro la quale collochiamo le forme di sacralizzazione di un sistema politico che garantisce la pluralità delle idee, la libera competizione per l’esercizio del potere e la revocabilità dei governanti da parte dei governati attraverso metodi pacifici e costituzionali: la religione civile, pertanto, rispetta la libertà dell’individuo, convive con altre ideologie, non impone l’adesione obbligatoria e incondizionata ai propri comandamenti. La religione politica è la sacralizzazione di un sistema politico fondato sul monopolio irrevocabile del potere, sul monismo ideologico, sulla subordinazione obbligatoria e incondizionata dell’individuo e della collettività al suo codice di comandamenti: di conseguenza, la religione politica è intollerante, impositiva, integralista, e vuol permeare di sé ogni aspetto della vita individuale e collettiva.
(da E. Gentile, Le religioni della politica. Fra democrazie e totalitarismi, Roma-Bari, Laterza, 2001, pp. XI-XIV)*
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