Vorrei ragionare con te sui testi, sulla nostra tradizione, per cercare di capire che cosa stia avvenendo oggi nell’islam. La sura 9 del Corano, al versetto 111, recita: «in verità Iddio ha comprato ai credenti le loro persone e i loro beni pagandoli coi giardini del paradiso: essi combattono sulla Via di Dio, uccidono o sono uccisi. Dio l’ha promesso, con promessa solenne e obbligante, nella Torah e nell’Evangelo e nel Corano. Or, chi v’ha più di Dio fedele ai patti? Rallegratevi dunque del contratto di vendita che avete concluso. Questo è il Successo supremo». Nella tradizione profetica dei nostri hadith è contemplata anche la ricompensa: «il martire ha dinanzi agli occhi di Dio sei premi: gli è subito tutto perdonato; vede immediatamente il posto che gli è stato assegnato in Paradiso; è esente dal castigo della tomba e dal grande terrore; lo si incorona con il diadema della venerazione, ciascun rubino del quale vale quanto la terra con tutto ciò che essa contiene; lo si sposa a settantadue spose dai begli occhi; ed egli intercede in favore di settanta dei suoi parenti». Ma accanto ai versetti che legittimano la violenza, tu sai che ce ne sono altrettanti che la condannano. Così non puoi dimenticare, e non puoi eludere, il versetto 93 della sura 4: «ma chi uccide un credente di proposito ne avrà in compenso l’Inferno, dove resterà eternamente, e Dio si adirerà con lui, lo maledirà e gli preparerà castigo immenso!». (…) Lo vedi, dunque: nessun crimine può essere giustificato in nome di Dio.
(da K. Fouad Allam, Lettera a un kamikaze, Rizzoli, Milano, 2004, pp. 24-27).*
Riferimenti Bibliografici
– G. Kepel, Jihad. Ascesa e declino del fondamentalismo islamico, Carocci, Roma, 2001;*
– F. Khosrokhavar, I nuovi martiri di Allah, Mondadori, Milano, 2003;
– R. Schulze, Il mondo islamico nel XX secolo. Politica e società civile, Feltrinelli, Milano, 1998.*
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