Video integrale
Si fa un gran parlare, giustamente, del problema dell’immagine, della centralità della questione dell’immagine. Ora, la metafora della finestra può costituire, da questo punto di vista, un possibile terreno di confronto. Dagli inizi del Quattrocento fino a oggi la metafora della finestra è quella che in un certo senso ci ha aiutato a costruire le idee di conoscenza e di relazione. Come è stato fatto notare da molti studiosi, da De Kerkhove a Maldonado, i mezzi di comunicazione visiva ad alta definizione, dalla fotografia al cinema, dalla televisione alla realtà virtuale sono attraversati dalla metafora, per così dire materiale, della finestra. Il primo a usare la metafora della finestra in chiave epistemologica è stato Leon Battista Alberti nel 1435, anno della versione latina del De Pictura (la versione in volgare è del 1436), il primo testo in cui è esposto il metodo di costruzione della “prospettiva”. Leon Battista Alberti scrive che il quadro da riprodurre con metodi geometrici deve essere come una finestra. Oggetto banale, la finestra, ovvio. Ma, se si fa attenzione, se si smette di guardare quest’oggetto troppo da vicino, perché da vicino non lo si vede, e se invece se ne prende la distanza, allora esso apparirà in tutta la sua interessante stranezza. La finestra è sia un “interno”, sia un “esterno”. Essa crea una separazione, distingue in modo netto, e con conseguenze non sempre positive, il soggetto che osserva e tutto ciò che viene osservato, che sta là dentro, al di là del quadro, come fosse un esterno. […]
Cosa c’è dall’altra parte del quadro? Difficile rispondere a questa domanda. Emerge allora un’ulteriore ambiguità epistemologica: il quadro-finestra da un lato deve possedere la trasparenza (noi dobbiamo vedere attraverso questo quadro), dall’altro, però, questa stessa trasparenza, questo “vedere attraverso” è delimitato dalla “cornice”, cioè da quell’oggetto che ha la funzione pratica di assicurare la percezione del confine. Senza cornici noi non avremmo la possibilità di distinguere ciò che sta dentro il quadro (e che, in quanto finestra, simula un esterno) da ciò che sta fuori di esso e dunque fuori dal contesto di significato per cui un quadro è un quadro. Quel che caratterizza la modernità della rappresentazione pittorica (rispetto, ad es., ai pittori prospettici dell’antica Grecia condannati da Platone o rispetto ai pittori latini descritti da Plinio il Vecchio) è il senso matematico dello spazio simulato, rispetto a cui la finestra da un lato deve essere trasparente, dall’altro deve offrirci la percezione della distinzione fra me che osservo e che sto da questa parte, e ciò che è osservato, e che sta dall’altra parte.
La storia occidentale è attraversata da questa ambiguità del confine. Una grande quantità di metafore fa emergere questa ambiguità. Ad esempio la mente come teatro in Cartesio, l’occhio della mente, ecc. In generale, si è cercato di uscire da queste ambiguità, affermando una concezione della conoscenza costruita fondamentalmente attraverso una visione del soggetto “incontaminato”, “distaccato” (l’osservatore ideale), che sta da una parte e dell’oggetto che sta dall’altra parte del confine. Viene cioè a costruirsi il dualismo moderno. […] Le immagini attraverso la finestra ci costringono alla frontalità a cui troppo spesso sembriamo condannati come i prigionieri della caverna di Platone. La stessa parola perspectiva che ci indica il “vedere attraverso” si accompagna alla parola prospectiva, che ci indica il guardare di fronte. Ma il mondo è più vasto di ciò che ci sta di fronte: esso, per dirla con Merleau-Ponty, ci sta intorno. Oppure, per riprendere Baudelaire, il quale rovescia le istanze della caverna di Platone, il mondo, dopo l’attraversamento, sta dentro di noi.
(da A.M. Iacono, Da un mondo all’altro. Lo spettatore attraverso la finestra, in «Letteratura e arte», 6, 2008, pp. 85-87, 89).
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.