L’agorà di Atene

Democrazia e tirannide nella Grecia classica

  • Giovanni Giorgini

    Professore di Storia delle dottrine politiche - Università di Bologna

  • venerdì 02 Ottobre 2020 - ore 17.30
Centro Culturale

Video integrale

Ogni volta che un nuovo termine viene coniato o importato all’interno di un contesto linguistico e culturale, questo avvenimento segnala che i termini a disposizione in quella lingua e in quella cultura non riuscivano a cogliere e descrivere un fenomeno nuovo. È questo il caso dei termini “tiranno” e “tirannide”. Essi sono di origine asiatica, nascono nelle regioni anatoliche della Licia e della Frigia e vengono importati nel vocabolario greco nel VII secolo a.C. Le fonti greche, sulla scorta del poeta Archiloco che per primo utilizza il termine tyrannis in riferimento a Gige (che regnò sulla Lidia tra il 687 e il 652 a. C.), sono concordi nell’individuare in Gige il primo tiranno. L’elemento importante è che con il termine “tiranno” Archiloco e i successivi autori greci vogliono cogliere due aspetti del potere di Gige che lo contraddistinguono da re e signori precedenti: la novità e la grandezza del suo potere. […] Ciò che rende particolarmente interessante la storia della tirannide, antica e moderna, è il fatto che essa comincia a essere concettualizzata in maniera negativa in un preciso momento, alla fine del VI secolo a. C., per motivazioni che sono evidentemente ideologiche e non corrispondono ad alcun cambiamento effettivo o drammatico nella storia di questo regime, ma coincidono con un momento specifico della storia greca: il primo esperimento democratico, fatto da Clistene ad Atene nel 509 a.C. È mia opinione, infatti, che esista un rapporto dialettico tra l’instaurarsi della democrazia ad Atene, lo svilupparsi di una coscienza civica e di un’ideologia democratica e la concettualizzazione negativa della tirannide, che diventa non soltanto un’opzione politica non più praticabile, ma anche un regime che ha tutte le caratteristiche opposte alla democrazia. In breve, la tirannide diventa l’opposto dell’isonomia democratica, di quel «regime di eguaglianza politica» che è la parola d’ordine e il substrato ideologico della democrazia. Di più: il tiranno nega l’idea stessa di politica, concepita come spazio comune retto da una legge valida per tutti (nomos) al quale i cittadini accedono su un piano di parità. Il “tiranno”, così come viene concettualizzato e lasciato in eredità al pensiero politico successivo, è un prodotto dell’ideologia democratica.

 

(da G. Giorgini, Tirannie antiche e moderne, «Teoria politica», 9, 2019, pp. 75-93)

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