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La dimensione politica come elemento decisivo dell’etnocentrismo greco compare per la prima volta, a fianco dei fattori climatici e igienici, nello scritto ippocratico Arie, acque, luoghi; si tratta di etnocentrismo, e non di razzismo, appunto perché la politicità è la causa, e non l’effetto, della loro superiorità sugli altri popoli. In Aristotele, la politicità diventa il tratto naturale, e perciò normale e normativo, dell’essenza della specie umana. Essa costituisce così il fondamento per tutta una serie di dispositivi di esclusione dalla normalità umana (lo schiavo, il barbaro, parzialmente il lavoratore manuale, la donna e il bambino), e al tempo stesso la condizione per il pieno dispiegamento del “vero uomo” (il greco libero, maschio e adulto). Il libero accesso alla dimensione politica, all’interno di questa cerchia antropologica, fornisce d’altra parte il modello di una comunità integrata, collaborativa, relativamente egualitaria, al quale la tradizione non ha cessato di fare riferimento.
Riferimenti Bibliografici
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
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