Da molti anni ormai sappiamo che la lettura ha una sua storia, ma che non è facile percorrerla: come osservava Michel de Certeau in un memorabile saggio del 1980, la lettura, a differenza della produzione scritta, «conserva male quanto ha acquisito, e ciascuno dei luoghi che attraversa è ripetizione del paradiso perduto». Qualche anno dopo, in un importante saggio del 1986, Robert Darnton poneva un problema fondamentale: quello della difficoltà di individuare fonti con una certa continuità e consistenza utili a ricostruire le modalità attraverso cui i lettori si avvicinano e si appropriano dei testi. Eppure, nel corso degli anni Novanta, gli stoici del libro e della letteratura hanno grandi passi verso la storia della lettura, a partire da ricerche in contesti specifici, fino ad arrivare, nel 1995, alla Storia della lettura nel mondo occidentale, a cura di Roger Chartier e Guglielmo Cavallo, un’opera collettiva, che ha rappresentato, nel momento della sua pubblicazione, la sintesi delle più importanti acquisizioni in tale ambito di studi. […] A partire da questo volume, sono stati numerosi i contributi che hanno individuato e analizzato, da prospettive metodologiche diverse (letterarie, storiche, sociologiche), in un preciso ambito disciplinare o in modo interdisciplinare, le pratiche di lettura in contesti specifici, le forme materiali attraverso cui i testi arrivano ai lettori, i luoghi pubblici o privati, intersecando storia della lettura e storia delle biblioteche. Al tempo stesso tali ricerche sono state affiancate da un’attenzione ai cambiamenti che trasformano la fruizione dei testi: tra queste, l’affermazione della lettura silenziosa, una pratica per noi talmente interiorizzata che non ci rendiamo neppure più conto di quanto tale processo sia stato lento. Dall’antichità fino alla prima età moderna, quando si parlava di lettura, si dava per scontato che essa avvenisse ad alta voce. In effetti, a quella solitaria e silenziosa, fatta con i soli occhi, si è arrivati per tappe successive, dapprima timidamente e in ambienti ristretti (le comunità monastiche), e successivamente, tra il XVII e XVIII secolo, con una sorta di accelerazione che ha consentito che non si tornasse più indietro.
(da L. Braida, B. Ouvry-Vial, Introduzione, in L. Braida, B. Ouvry-Vial, a cura di, Leggere in Europa. Tesi, forme, pratiche, secoli XVIII-XXI, Roma, Carocci, 2023, pp. 13-14)*
(*) I titoli contrassegnati con l’asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)