"Stizzita per la scemenza dei suoi stessi oracoli e per l'ingenua credulità dei Greci, la sacerdotessa di Delfi, Pannychis XI, lunga e secca come quasi tutte le Pizie che l'avevano preceduta, ascoltò le domande del giovane Edipo, che voleva sapere se i suoi genitori erano davvero i suoi genitori, come se fosse facile stabilire una cosa del genere….."
Da questo curioso incipit del racconto di Dürrenmatt "La morte della Pizia", prende spunto lo spettacolo recitato e danzato da Lucia Poli (la Pizia) e Giorgio Rossi (Edipo), accompagnati in scena da quattro musicisti. Ma il testo teatrale si distacca ben presto dalla matrice originaria e sviluppa in autonomia lo strano rapporto tra la Pizia e Edipo, rivisitando il mito classico. La visione è irriverente, non certo allo scopo di farne una burla, ma per riproporre oggi, con la profonda leggerezza dell'ironia, l'eterno dilemma del senso del destino umano: sono gli dèi a guidare i nostri atti? O è il libero arbitrio degli uomini? O semplicemente il caso?
Edipo, dopo aver ricevuto il terribile oracolo della Pizia – un oracolo che lei dichiara avere inventato di sana pianta per pura bizza – ne viene influenzato e compie il suo atroce destino: uccide il padre e sposa la madre. Perché? Ci chiediamo da sempre. Quale volontà sta dietro ai suoi atti? La risposta è che il Mistero abita il mondo e guida la storia. La Pizia è una pazzerella sfrontata e beffarda che distribuisce sentenze con scandaloso senso dell'umorismo, non crede che la ragione umana possa incidere sulla realtà e modificarla, né d'altra parte confida nel divino. Il suo agnosticismo ne fa un personaggio moderno, o piuttosto un simbolo del dubbio eterno e del privilegio della fantasia. Il mondo appare un mostro che si modifica da sé facendo continuamente nuove smorfie.
Lo stile del "grottesco", del "mostruoso", del "fantastico", attraversa lo spettacolo con le sue valenze di gioco e di sberleffo, appaiono maschere e pupazzi che danzano con gli attori e si sostituiscono ad essi. Ma ci sono anche momenti di riflessione, di buio, di sperdimento. La musica, che accompagna i gesti, le movenze e le parole dei due protagonisti, contribuisce a rendere corpose e comunicative le varie emozioni.
Coreografie: Giorgio Rossi
Oggetti scenici e costumi: Tiziano Fario
Musiche originali: Andrea Farri