L'umanesimo, ha esordito Tzvetan Todorov, non gode soprattutto oggi di una "grandissima reputazione". Esso, infatti, è stato spesso accusato di essere una "antropolatria", cioè di legittimare delle vere e proprie azioni criminali, come è accaduto nel caso del colonialismo piuttosto che del totalitarismo.
Il pericolo di deviazione dell'umanesimo nel suo opposto è racchiuso secondo Tzvetan Todorov nella definizione stessa di essere umano su cui esso è essenzialmente centrato. Per gli umanisti, come Montaigne e Rousseau, l'uomo è prima di tutto indeterminazione, potenzialità, flessibilità: non si caratterizza, come spiega Montesquieu, con una certa qualità o con un'altra, ma proprio con la capacità di acquisire determinazioni e di perderle, e per questo è soggetto libero e responsabile dei propri atti. È però proprio il riconoscimento dell'autonomia dell'umano, che può portare ad atteggiamenti arroganti piuttosto che ad una politica imperiale, che arriva ad opprimere gli altri.
In risposta a questo pericolo gli umanisti stessi hanno definito altri due ingredienti: la finalità puramente umana e l'esigenza di universalità, secondo i quali, da un lato, tutti i membri di una società sono equivalenti e i loro rapporti sono retti da giustizia ed eguaglianza; dall'altro, tutti gli individui sono assolutamente irriducibili gli uni agli altri nel riconoscimento delle loro differenze. In questo modo, l'umanesimo ha cercato di opporsi sia all'individualismo, che afferma il diritto dell'individuo a governare se stesso e ad affermare la propria indipendenza da vincoli esterni, sia allo scientismo, che ritiene di poter trasformare l'individuo sulla base di un'idea di uomo definita da una collettività.
A questi due pericoli sempre più vivi è oggi però necessario rispondere con nuovi slanci. In questa direzione Tzvetan Todorov definisce la possibilità di un "umanesimo attivo", che assuma come modello di comportamento e principio regolatore non più l'autonomia del soggetto, ma il "fine degli altri", individuando lo scopo dell'azione pubblica negli esseri umani presi uno per uno e rivolgendosi al contempo all'esperienza personale (sia essa individuale o collettiva) in grado di assumersi le proprie responsabilità.