Malattia come peccato

Colpa e redenzione tra Antico e Nuovo Testamento

  • Paolo De Benedetti

    Docente di Giudaismo - Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale - Milano

  • giovedì 09 Novembre 2000 - 17,30
Centro Studi Religiosi

A Giobbe, una filosofia o una teologia del male renderebbe forse più lieve la pena? Lo scrittore biblico sa bene che non è così, e non trova altra catarsi alla sua vicenda che il lieto fine. Ma quando Giobbe è immerso nei suoi mali, il suo dolore si carica di stupore, cioè di oscurità e mancanza di spiegazione (c’è qualche pace nelle spiegazioni anche più amare). […] Venuta meno ben presto, nella riflessione biblica, la teoria della sofferenza come punizione (ma tenace nel sopravvivere, come si vede nell’episodio evangelico del cieco nato in Gv. 9, 2-3: "Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, per esser nato cieco?"), o meglio trasferita dal piano individuale a quello nazionale, non poteva subentrare che una confessione di ignoranza, di impotenza, di sottomissione alla tenebra: la via dell’uomo, che è poi la sua vita, la sua immaginazione, il suo pensiero, non sarà mai uno specchio delle vie divine. "Rabbi Jannai diceva: Non è nelle nostre mani [capire] né la prosperità degli empi né la sofferenza dei giusti" (Avot 4,15). Non è nelle nostre mani perché tra la volontà di Dio e la nostra comprensione c’è la distanza come tra cielo e terra che dice Isaia. Questa insondabile distanza non getta il credente nella disperazione, e neppure lo sospinge verso la sciocca affermazione di una razionalità degli eventi; ma non salva da una grande solitudine nei riguardi di Dio, di quel che percorre la sua via a favore dell’uomo, ma senza permettergli di conoscere questa via. È la solitudine che provò Gesù nel giardino degli ulivi, e alla quale la Scrittura non offre rimedi se non di fare la volontà del cielo allo stesso modo che essa è fatta in cielo, ossia senza quella distinzione umana tra i comandi che si capiscono e si gradiscono, e quelli che non si capiscono e non si gradiscono.
(da P. De Benedetti, La chiamata di Samuele e altre letture bibliche, Brescia 1976, pp. 22-23)*

Riferimenti Bibliografici


- P. De Benedetti, Dolore, malattia e salvezza nell'ebraismo post-cristiano, in AA.VV., Dolore, malattia, salvezza, Milano 1988.
- P. De Benedetti, Introduzione al giudaismo, Brescia 1999.*
- H.G. Gadamer, Dove si nasconde la salute, Milano 1994.*
- J.C. Larchet, Teologia della malattia, Brescia 1993.*

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

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