Aristotele è il filosofo antico che ha rivolto maggiore attenzione all’amicizia, dedicando alla trattazione di essa due libri dell’Etica Nicomachea e un libro dell’Etica Eudemia. Egli ha distinto tre forme di amicizia, fondate rispettivamente sul piacere, sull’utile e sulla virtù. Nell’amicizia in vista dell’utile rientra l’amicizia politica, o “concordia”, cioè la scelta deliberata di vivere insieme per collaborare alla realizzazio-ne di un fine comune, che non è l’utile particolare, ma l’utilità generale, riferita all’intera vita (quello che Aristotele chiama anche il “vivere bene”). Questa forma di amicizia è l’espressione della natura politica dell’uomo, cioè del suo bisogno di vivere in comune con gli altri per poter realizzare compiutamente la sua umanità, e quindi la sua felicità.
Un diverso modello di vita politica era stato offerto da Platone nella Repubblica, criticato da Aristotele perché eccessivamente unitario e quindi non rispettoso della molteplicità – visto che prevedeva l’abolizione della famiglia e della proprietà. A giudizio di Aristotele questo modello non favorisce l’amicizia, ma suscita continui contrasti sociali. Un’esaltazione dell’amicizia si trova invece in Epicuro, ma intesa come forma di vita privata e alternativa alla vita politica, perché per questo filosofo l’uomo non è per natura “animale politico” e realizza la sua felicità solo in una serenità non turbata dalle passioni politiche.
Riferimenti Bibliografici
- G. Bien, La filosofia politica di Aristotele, Bologna 1985.*
- R. Bodéus, Le philosophe et la cité, Paris 1982.
- J.-C. Fraisse, Philia. La notion d’amitié dans la philosophie antique, Paris 1973.
- M. Nussbaum, La fragilità del bene, Bologna 1998.*
- A.W. Price, Love and Friendship in Plato and Aristotle, Oxford 1989.
- M. Riedel, Metafisica e metapolitica, Bologna 1990.*
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