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L’opinione pubblica rappresenta un oggetto imponderabile, amato e odiato (dal punto di vista della politica empirica e, ancor più, della politique politicienne) e, da qualche tempo, in maniera fausta, studiato all’insegna di quella multidisciplinarità o transdisciplinarità che contraddistingue gli approcci della scienza della comunicazione, materia per sua natura plurale e pluralistica. E la familiarità del secondo Novecento con questa categoria non deve far dimenticare come ci si trovi al cospetto, in verità, di un caso esemplare di quanto lo storico Eric J. Hobsbawm non avrebbe esitato a definire l’«invenzione di una tradizione». Delineare la genealogia intellettuale di un concetto a volte sfuggente e comunque sempre piuttosto ritroso a “farsi ingabbiare” all’interno di definizioni e categorizzazioni rigide risulta dunque non facile. Anche perché materia viva e vivente di tale categoria sono i suoi strettissimi intrecci con altre due nozioni polisemiche, quella di rappresentanza e quella di democrazia. Di qui, l’autentica e spiccata utilità del lavoro concettuale di risistemazione definitoria (all’insegna del superamento di varie tassonomie consolidate), “oltre” la sfera pubblica e la costruzione – nobilissima, ma resa problematica dal mutare dei tempi e della società – della rappresentanza di questi ultimi secoli. Da cui proviene, ancora, l’apertura alla vasta tematica – in Italia, purtroppo, non ancora adeguatamente compresa nelle sue potenzialità nonostante in essa si identifichi un ambito disciplinare ampiamente consolidato del mondo culturale anglosassone (e, seppure in misura minore, anche di quello francofono) – dell’innovazione democratica. Per contribuire alla riflessione sulla ridefinizione del concetto di rappresentanza in una direzione di ampliamento delle dimensioni partecipative della democrazia, come il più delle volte, risulta opportuno guardare al passato e al pensiero che ha accompagnato alcuni passaggi dello stratificarsi dell’idea di sfera pubblica. […] Il passaggio dalle folle, oggetto di sgomento e terrore per parecchi intellettuali borghesi europei, all’opinione pubblica, si compie in modo maturo e non certo per paradosso, nel paese avanguardia ed espressione per antonomasia della società delle masse: gli Stati Uniti. Ovvero la nazione che, nel Novecento che vede l’ingresso – spesso prepotente, talvolta più suadente – della comunicazione e dell’ampio catalogo delle sue tecniche in politica tra le gabbie di ferro della razionalità weberiana, i totalitarismi nazista e sovietico e le socialdemocrazie, sceglie una strada differente. E genera l’epopea di Mr. Smith, l’incarnazione del common sense del cittadino comune in una società liberaldemocratica di massa o, altrimenti detto, il cittadino-massa protagonista dell’esperimento politico statunitense degli anni Venti e Trenta. Proprio di qui, dall’esigenza delle élites di Washington di misurarne, monitorarne e classificarne le opinioni e dalla contemporanea esplosione dei mass-media (in particolare, con una televisione che, insieme alla diffusione dell’aria condizionata, come ha dimostrato la sociologa Jane Jacobs, ha spinto gli americani a restare sempre maggiormente in casa, abbandonando i luoghi pubblici e della comunità, a proposito dell’influenza dei consumi sulla politica…), parte un pezzo della storia che stiamo tutti vivendo. Ai primordi di questi processi e alle origini della categoria, così poco categorizzabile, di opinione pubblica, si colloca il magistrale libro di Walter Lippmann, intitolato L’opinione pubblica (1922). Un autentico classico, pieno di intuizioni geniali e pionieristiche, degli studi sulla comunicazione e la formazione delle “visioni del mondo” poste all’origine delle società contemporanee dell’Occidente.
(da M. Panarari, Un percorso storico e una (parziale) genealogia della scienza dell’opinione pubblica, in L. Fasano, M. Panarari, M. Sorice (a cura di), Mass media e sfera pubblica. Verso la fine della rappresentanza?, Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 2016, versione digitale: http://fondazionefeltrinelli.it/app/uploads/2016/09/Mass-media-e-sfera-pubblica.-Verso-la-fine della-rappresentanza-Luciano-Fasano-Massimiliano-Panarari-Michele-Sorice.pdf)
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