Delineando i tratti del rapporto che intercorre tra politica e felicità in epoca contemporanea, Remo Bodei ha messo in evidenza le quattro caratteristiche principali dell’odierna esperienza della felicità: la costitutiva precarietà; la molteplicità delle definizioni culturali; la vulnerabilità delle sue condizioni pubbliche; l’oblio della possibilità di un futuro comune. La risposta della politica, nella storia, si è concentrata nell’esercizio del controllo attraverso la paura e la speranza. Una speranza che a sua volta si è evoluta nel passaggio dalle utopie alle ucronie, ovvero alla credenza nella realizzazione di un mondo felice in un futuro più o meno lontano, ma certo. Il distacco che si è originato tra storia e utopia ha comportato la fine di una concezione salvifica della politica e il conseguente fallimento di ogni richiesta di “attesa” e “sacrificio” in vista di un futuro migliore. Si tratta di una fuga dalla politica che trova realizzazione in quella che Bodei definisce una “economia psichica di rapina”, volta a cogliere ogni istante possibile di piacere, indifferenti alla costruzione della felicità, e soprattutto di una felicità comune. Infatti, il grande problema della politica attuale, evidente anche nei mezzi di comunicazione e di persuasione, è di gestire le frustrazioni di persone cui è stata promessa la realizzazione dei propri sogni. Non bisogna dimenticare tuttavia, conclude Bodei, che una vita migliore si consegue pur sempre attraverso il coinvolgimento comune, ossia attraverso la politica.