Le attuali tensioni fra politica e religione sono l’espressione dei limiti stessi della modernità. Esse nascono in particolare dai problemi aperti e non risolti dalla configurazione assunta nella modernità dallo Stato democratico. La pretesa fondativa, infatti, di questo tipo di Stato è la neutralizzazione dei conflitti di valore di natura etica e religiosa: per definizione, uno Stato democratico non può assumere il punto di vista esclusivo di una “parte etica o religiosa”, pena il dissolvimento della sua natura pluralistica e laica. La neutralizzazione è stata ottenuta e viene ancora perseguita o attraverso la regolazione statale degli spazi dove i cittadini possano esercitare la loro libertà religiosa (concordati, intese, riconoscimenti di diritti legati all’appartenenza religiosa) oppure trasformando l’appartenenza della maggioranza dei cittadini ad una religione in una risorsa fondamentale per l’identità nazionale. Uno Stato democratico perciò non può essere uno Stato etico, se non vuole entrare in contraddizione con se stesso.
Il bersaglio delle forme moderne del polemos religioso (espresso da istituzioni e gruppi religiosi) è proprio la pretesa di neutralizzazione dei conflitti di valore da parte dello Stato democratico. Ad essa viene imputata la responsabilità diretta o indiretta della progressiva individualizzazione della scelta di credere e il conseguente “credere nel relativo”, atteggiamenti questi diffusi nelle società aperte europee. Il pluralismo religioso, garantito dallo Stato democratico, perciò viene interpretato o come minaccia all’identità collettiva, che sarebbe meglio rappresentata da un presunto patrimonio comune di valori etico-religiosi di cui questa o quella religione si sente depositaria, o come eclisse della verità negli orizzonti di senso degli individui e nelle collettività.
Tra le forme moderne più rilevanti del polemos religioso ( e del polemos fra le grandi religioni mondiali, oggi compresenti nella società europea) si segnalano:
la pulizia su basi etno-religiose come sistema simbolico di ricostruzione di una communitas di lignaggio, sola capace di rifondare l’identità collettiva dei popoli e di assicurare la trasmissione istituzionale, da una generazione all’altra, di valori condivisi, fonte di coesione sociale e di moralizzazione della vita umana;
l’utopia dei regimi di verità (logos versus demos) come variante moderna dello Stato etico che riconosce una tavola di valori e, tramite l’azione politica, la impone ad una società determinata;
la disarticolazione della società pluralista a favore di un regime di
neo-millet (neo-comunitarismo fondato sul riconoscimento da parte dello Stato della differenza culturale e religiosa, ritenuta non componibile e compatibile con una civiltà giuridica fondata sui diritti erga omnes).
Riferimenti Bibliografici
- Bauman Zygmunt, Le sfide dell'etica, Milano, Feltrinelli, 1996.*
- Beck Ulrich, I rischi della libertà, Bologna, Il Mulino, 2000.*
- Leccardi Carmen (a cura di), Limiti della modernità, Roma, Carocci, 1999.*
- Michel Patrick (a cura di), Religion et démocratie, Paris, Albin Michel, 1997.*
- Pace Enzo, Il regime della verità, Bologna, Il Mulino, 1998.*
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