Se c’è un fenomeno che caratterizza l’amministrazione della giustizia nella società europea nel suo insieme nei secoli XIV e XVI penso si possa dire che esso consiste nell’affermazione graduale della norma positiva scritta nei confronti da una parte del diritto divino-naturale, dall’altra del diritto consuetudinario-orale. Non si potrà parlare se non molto più tardi della norma positiva come monopolio statale: questo fenomeno caratterizzerà la fase finale del processo. […] Non si vuole con questo diminuire l’importanza che assume in questo periodo il problema della sovranità, della concentrazione del potere, nella teoria politica e nella prassi. Non si tratta di discutere sulla precocità e sulla effettualità della presenza della nuova sovranità quanto di comprendere che questo processo è stato preceduto e reso possibile da un precedente e coinvolgente processo di ascesa della norma scritta, processo che tro-va ancora molti protagonisti: il diritto romano nella sua ricezione nei vari paesi d’Europa, il diritto positivo canonico, il diritto statutario non soltanto a livello della autonomie cittadine ma anche associativo e corporativo a livelli inferiori. Dalla confluenza dei precedenti ordinamenti nasce lentamente quello che è stato definito lo ius publicum moderno. […] Precedentemente, all’inserzione dell’uomo nel cosmo con le sue leggi fisiche corrispondeva anche l’inserzione in un cosmo morale e giuridico immobile, rappresentato dalla legge naturale-divina di cui gli ordinamenti singoli non potevano che essere un’emanazione o un riflesso: il tutto estremamente corrispondente ad una terra immobile intorno a cui ruotano il sole e i pianeti. Ora nell’universo giuridico tutto è in movimento: è la terra del diritto che si muove, che non resta ferma. Si passa gradualmente, come è stato detto, dall’ordine cosmico ad un ordine storico che ha nello Stato sovrano il suo protagonista e ordinatore. Rima-ne certamente il diritto naturale-divino, ma in qualche modo esso da fisico diviene meta-fisico, esterno al mondo del diritto concreto e mobile della legge.
(da P. Prodi, Una storia della giustizia, il Mulino, Bologna, 2000, pp. 155-57)
Riferimenti Bibliografici
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