A grandi linee, sono quattro le caratteristiche dell’espansione europea nel XVI secolo che costituiscono la base della definizione di Età delle Esplorazioni: un iniziale relativo isolamento geografico e culturale; un successivo sviluppo di ideologie politiche espansionistiche, in particolare incentrate sulle rotte commerciali e la navigazione marittima; l’innovazione in alcune aree chiave della tecnologia militare e navale che rese possibile l’espansione oltremare; una intensificazione senza precedenti dell’interesse intellettuale per il mondo esterno.
Ma in che modo questa definizione si ricollega all’esperienza dell’Impero Ottomano durante il XVI secolo? L’espansione Ottomana condivide, a vari livelli, tutti questi tratti essenziali dell’esplorazione europea – un’asserzione che senza dubbio coglierà di sorpresa coloro che sono abituati a pensare all’Impero Ottomano in tutt’altro modo: innanzitutto come il principale ostacolo all’esplorazione e successivamente come la sua principale vittima. Dopo tutto, un lettore più sospettoso potrebbe chiedersi: non è forse comunemente noto che Spagna e Portogallo consideravano le loro avventure oltremare come una logica conseguenza delle crociate? Non è altrettanto vero che la costituzione di un impero commerciale portoghese nelle Indie si realizzò a spese dei mercanti musulmani? E tutto ciò, nella longue durée, non emarginò in modo permanente l’economia del mondo islamico? (…)
In modo sorprendentemente simile all’esperienza delle potenze iberiche, gli Ottomani ottennero molti dei loro successi grazie al loro accesso privilegiato alle più avanzate tecnologie militari dell’epoca. La superiorità dell’artiglieria ottomana, per esempio, si dimostrò cruciale nella conquista dell’Egitto, oltre che nei successivi conflitti in Yemen e Etiopia, dove questi armamenti erano praticamente sconosciuti prima dell’intervento ottomano. Più tardi, lo stato Ottomano giocò un ruolo ugualmente proficuo distribuendo armi da fuoco attraverso tutto l’Oceano Indiano, dove la sua abilità nel rifornire i suoi lontani alleati con artiglieria, fonditori di cannoni e diversi altri tipi di esperti militari aggiunse un lato pratico al già considerevole patrimonio di prestigio della dinastia Ottomana. Allo stesso tempo, sul mare gli Ottomani iniziarono a sperimentare velieri di grandi dimensioni simili a quelli impiegati dai portoghesi (…).
L’età Ottomana delle esplorazioni, come il suo equivalente europeo, fu caratterizzata tanto dall’espansione economica e territoriale verso l’esterno quanto da quella culturale e intellettuale interna. All’inizio si trattò di un fenomeno stimolato soprattutto dal patrocinio della corte imperiale e influenzato delle informazioni provenienti dall’Europa sulle spettacolari scoperte degli esploratori occidentali. Ma nel corso del secolo, i viaggiatori Ottomani iniziarono a tornare dai loro viaggi oltremare recando resoconti di prima mano delle avventure in Oriente, mentre studiosi più sedentari si occupavano della traduzione e della diffusione delle opere geografiche arabe fino a quel momento dimenticate. Queste fonti diverse furono, col tempo, riunite in nuovi, numerosi e caratteristici atlanti, trattati geografici e mappe ottomani, che trasformarono profondamente la visione del mondo ottomana e giocarono un ruolo cruciale nel dare forma agli obiettivi ideologici e strategici ottomani mentre competevano con i loro rivali imperiali dell’Occidente. (…)
Tutto ciò non si realizzò malgrado i Portoghesi, ma grazie a loro, poiché furono loro che per primi introdussero un nuovo tipo di politica globale nell’Oceano Indiano, così creando le condizioni che consentirono agli Ottomani di formulare una propria risposta politica di dimensioni globali. Senza la minaccia alle vie del commercio e del pellegrinaggio musulmane rappresentata dai Portoghesi, l’originale articolazione delle rivendicazioni ottomane nei mari dell’Asia e la conseguente dedizione con la quale le diverse fazioni dell’Oceano Indiano sostennero queste rivendicazioni non sarebbero mai state possibili. E una volta che la minaccia portoghese fu eliminata, i grandi progetti imperiali ottomani improvvisamente si trasformarono in una avventura insostenibile. Qui sta la lezione più profonda che deve essere tratta dall’età Ottomana delle esplorazioni: è necessario abbandonare una volta per tutte l’idea che l’impero sia stato in qualche modo vittima della prima era dell’espansione europea oltremare. È piuttosto vero il contrario: gli Ottomani furono tra i più diretti beneficiari di questa espansione, e alla fine furono vittima di una sola cosa: il loro stesso successo.
(da G. Casale, The Ottoman Age of Exploration, Oxford, Oxford University press, 2010, pp. 6-8 e 202-203)