L’associazione di falso e di verosimile e l’affermazione di una verità unica pongono, tra l’altro, il problema del rapporto (e della differenza) tra realtà e verità. Se tutto ciò che è verosimile è falso e la verità, contrapposta al verosimile in quanto falso, è una, dove si colloca la realtà? La realtà ha a che fare con la verosimiglianza o con la verità? Goethe aveva posto il problema per quel che riguarda l’opera d’arte: non è la verosimiglianza a determinare la verità di un’opera d’arte, ma è il rapporto che si instaura tra verità e verosimiglianza a determinare il piano di realtà di un’opera d’arte il cui valore è dato non dal verosimile, ma dalla coerenza e dall’armonia interna (dall’unità di composizione, si potrebbe dire). L’opera d’arte deve avere un rapporto con il verosimile, rapporto che determina il piano di realtà, ma non esaurisce le sue virtù in ciò, bensì nella sua relativa autonomia di composizione e di espressione. Ad ogni modo, in Goethe la verità dell’artista consiste nel rapporto consapevole che egli ha con il verosimile e che, attraverso di esso, instaura con lo spettatore. Un piano di realtà viene così a trovarsi tra la consapevolezza della finzione – dunque tra la verità – e il gioco di complicità con lo spettatore all’interno della finzione stessa. In questo caso, l’associare il verosimile al falso non ha lo stesso significato che ne dà Descartes. Costui infatti, affermando che il verosimile è falso, ci sta dicendo che la verità è altrove; Goethe ci dice, al contrario, che la verità sta proprio nell’associare il verosimile al falso, cioè nella consapevolezza che la finzione, in quanto falsa, contiene verità e che tale contenuto è dato dalla facoltà della rappresentazione e dalla consapevolezza che la rappresentazione è verità in quanto non è realtà, in quanto cioè può essere distinta, in qualità di copia, dall’originale. Il piano di realtà della rassomiglianza è dato dalla dialettica di identità e di differenza tra la rappresentazione e la cosa che può giungere fino all’identificazione assoluta (la copia si confonde con l’originale) e dunque all’opposizione tra realtà e verità.
(da A.M. Iacono, L’illusione e il sostituto. Riprodurre, imitare, rappresentare, Milano, Bruno Mondadori, 2010, pp. 141-142)*
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