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Martin Buber nacque a Vienna l’8 febbraio 1878 e morì a Gerusaleme il 13 giugno 1965. Le date e i luoghi che segnano questo itinerario sono simboliche e marcano tanto una generazione quanto una cultura. Attraverso due conflitti mondiali, lo sradicamento dell’ebraismo europeo, l’emigrazione forzata nel Vicino Oriente – così lontano per questi Askhenaziti – la nascita di uno Stato e la sua lotta per la sopravvivenza, in un contesto in cui la violenza non cessa, Buber ha condotto diverse esistenze in mondi molto differenti […]. Buber si interessa molto presto al sionismo (Lo Stato ebraico di Herzl è del 1896), ma secondo una tendenza molto precisa, quella di Ahad ha-Am (pseudonimo di Ascher Ginsburg, 1856-1927), perorando quindi senza posa un approccio meno politico e diplomatico del ritorno a Sion, privilegiando gli aspetti culturali, morali e spirituali. «Il sionismo è altro dal nazionalismo ebraico, Sion è più di una nazione», dirà Buber […]. Scoraggiato dagli aspetti faziosi e dalle lotte intestine della burocrazia sionista, Buber si immerge, a partire dal 1904, nello studio della mistica e più propriamente del chassidismo. Tra i primi a riprendere, da questo patrimonio così ricco e così disprezzato, uno degli aspetti essenziali della cultura, Buber inaugura in questo modo quella riappropriazione della mistica ebraica che Gershom Scholem porterà a compimento con tanto successo per la kabbalah. Le Storie di Rabbi Nachman inaugura nel 1906 una serie di opere maggiori e molto popolari su questo soggetto che culmineranno nella imponente raccolta de I racconti dei Chassidim (1928).
(da D. Bourel e F. Heymann, a cura di, Lettres choisies de Martin Buber: 1899-1965, Paris, CNRS Editions, pp. 7-8)*
La conferenza sarà tenuta in lingua italiana
Riferimenti Bibliografici
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
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