È stato pubblicato dalla Società editrice Il Mulino il volume Utopia. Storia e teoria di un’esperienza filosofica e politica, che nasce dalle attività pubbliche promosse dalla Fondazione negli ultimi anni su questo tema. Cicli di conferenze, seminari, corsi e workshop hanno affrontato l’argomento “utopia” secondo approcci plurali – storico, filosofico, politico, sociologico e culturale – proprio perché plurali erano gli orientamenti teorici, gli stili letterari e le argomentazioni concettuali degli studiosi che hanno animato i lavori. Da tali esperienze è nato il presente volume, che mira a descrivere la varietà e la complessità dei temi (progresso, libertà, futuro ecc.) legati all’utopia.
Utopia. Storia e teoria di un’esperienza filosofica e politica
Società editrice Il Mulino, Bologna, 2013
A cura di Carlo Altini
Saggi di: Carlo Altini, Dario Antiseri, Luca Baraldi, Lucio Bertelli, Alberto Burgio, Luciano Canfora, Marcello Flores, Giovanni Cerro, Silvia Gastaldi, Antonello La Vergata, Massimiliano Panarari, Pier Paolo Portinaro, Paolo Rossi, Claudio Saragosa, Eugenio Somaini, Stefano Suozzi
Luogo ideale, eppure inesistente o impossibile, l’utopia rappresenta l’essenza della cultura moderna, nel suo sforzo verso l’emancipazione dell’individuo dai legami tradizionali e la realizzazione di una società garante di giustizia e libertà. In quanto comunità ideale, l’utopia si contrappone a una realtà storica degradata, proponendo un progetto meditato e razionale di società giusta in cui bisogni individuali e beni collettivi, aspirazioni private e scopi pubblici possano trovare una logica e armonica compenetrazione, tanto da giungere a costruire un «paradiso in terra». In questa prospettiva il carattere desiderante e immaginario dell’utopia rimanda a una concezione «aperta» dell’agire individuale e sociale, arricchita dalla dimensione della possibilità e della libertà, contro ogni immagine dell’esistente cristallizzata in una forma chiusa e determinata della realtà, considerata al di là di ogni possibile valutazione critica. Ecco dunque il motivo per cui l’idea di utopia – sia essa un progetto di legislazione sociale o un viaggio immaginario, un laboratorio di esperienze o un modello di sovranità – si accompagna alla concezione moderna dell’homo faber che considera la «vita in comune» come un compito poietico da ordinare e razionalizzare secondo un progetto dato a priori e controllabile. Dell’utopia esiste però anche un’altra faccia: i progetti utopici di emancipazione possono infatti rovesciarsi nel loro esatto opposto, cioè in vere e proprie distopie caratterizzate da elementi totalitari. Nonostante questa eventuale deriva, attraverso l’immagine della «città ideale» è possibile riflettere sulle possibilità del mutamento sociale e politico, grazie soprattutto all’elaborazione di una progettualità innovativa e non dogmatica. Con una consapevolezza: che l’utopia – se non vuol trasformarsi nel suo opposto, cioè nell’incubo delle distopie – deve delinearsi nella sua apertura e nella sua incompiutezza, demistificando la pretesa datità del reale e declinando l’essere come possibilità, libertà e contingenza, non come necessità. L’utopia è tale solo se è un’«attesa», cioè una modalità di opporsi alla necessità del mondo.
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