La pratica del digiuno e le scelte alimentari rivestono un’importanza fondamentale per la storia del movimento monastico nella tarda antichità.
Rosenberger prende in esame due esempi. Il primo riguarda Paolo il Semplice, che per essere accolto come monaco da Antonio viene sottoposto a diverse prove, in cui il cibo e l’acqua svolgono un ruolo centrale. Il secondo è un passo delle Confessioni in cui Agostino afferma di lottare «ogni giorno contro la concupiscenza del cibo e della bevanda» perché, a differenza dei «piaceri venerei», la gola è più difficile da tenere a freno. Dai due casi emerge che la sfida più importante degli asceti non consisteva nel reprimere il desiderio sessuale, come invece sostiene lo storico Peter Brown, ma nel controllare la fame e la sete. La categoria moderna di sessualità sarebbe dunque poco adatta per comprendere il fenomeno tardoantico dell’ascetismo.
Veit Rosenberger è stato professore di Storia antica all’Università di Erfurt e Visiting professor all’Università di Atlanta. Esperto di storia religiosa nel mondo antico e tardoantico, ha dedicato particolare attenzione alla funzione degli oracoli e della profezia nella cultura greco-romana e alla nascita e allo sviluppo del monachesimo. Ha pubblicato Religion in der Antike (Wissenschaftliche Buchgesellschaft 2012).