Abolire la proprietà intellettuale


Il volume presenta molti argomenti contro l’utilità della proprietà intellettuale, in particolare contro il modello economico su cui essa è fondata. Infatti, lungi dall’essere una protezione del frutto del lavoro dell’ingegno e un incentivo alla produttività, i brevetti e il copyright rappresentano un danno sociale che ostacola lo sviluppo. Per gli autori del volume, al grande beneficio economico assicurato ai detentori della proprietà intellettuale corrisponde un incremento della difficoltà di circolazione delle idee e quindi una barriera nei confronti della concorrenza economica e del progresso tecnologico e culturale. Quest’ultimo è, infatti, fondato sulla diffusione del sapere e su sforzi economici e intellettuali di tipo collettivo, non privatistico. Occorre tuttavia precisare che Boldrin e Levine non intendono negare il diritto dell’innovatore o dell’autore di vedere riconosciuto, tanto economicamente quanto moralmente, la paternità di una certa idea; piuttosto essi contestano l’utilità sociale del monopolio della sua riproduzione. Per mostrare la solidità di questa tesi sono esaminati i settori che fioriscono proprio grazie alla negazione della proprietà intellettuale. Ad esempio, gli autori del volume si soffermano sul software open source, che copre una fetta crescente del mercato informatico e che è caratterizzato da una grande vitalità produttiva. Inoltre, attraverso alcuni esempi storici, essi mostrano che i brevetti sono intervenuti quando i processi innovativi erano già molto avanzati, non rappresentando quindi un incentivo al progresso. Per quanto riguarda il diritto d’autore, oltre a esaminare alcuni settori dell’industria cinematografica che prosperano anche grazie al mancato rispetto delle norme di proprietà intellettuale, Boldrin e Levine evidenziano gli impatti negativi sulla creatività e sul commercio derivanti dal continuo allungamento della durata del copyright. In seguito, Boldrin e Levine avanzano un modello teorico secondo il quale i processi imitativi resi difficili dalla proprietà intellettuale sono il motore dell’aumento della capacità produttiva e della distribuzione dei redditi. Da questa prospettiva, la maggiore utilità dell’innovatore è fondata soltanto sul vantaggio temporale rispetto ai concorrenti: quel tempo che intercorre fra l’immissione nel mercato del nuovo prodotto, il suo acclamato successo e la riuscita di copie comparabili per qualità. Nel capitolo finale gli autori del volume suggeriscono possibili politiche volte alla migliore regolamentazione e alla progressiva abolizione della proprietà intellettuale. Attraverso la discussione dei diversi modelli economici in gioco, Boldrin e Levine affrontano non solo temi di grande attualità (come l’estensione della brevettabilità a esseri viventi, la progressiva concentrazione dei brevetti nelle mani di pochi soggetti o il caso dell’industria farmaceutica), ma anche una questione centrale nella vita e nella riflessione politica: quella della convivenza fra utilità privata e interesse pubblico.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2012
Recensito da
Anno recensione 2012
ISBN 9788842098218
Comune Roma-Bari
Pagine VII + 241
Editore