Dopo Cecità e visione (Napoli, Liguori, 1975) è stata tradotta in italiano anche la seconda opera di Paul de Man: Allegorie della lettura (1979). Il problema che unisce le analisi dedicate a Rilke, Proust, Nietzsche e Rousseau è quello relativo alla possibilità di una definizione della differenza che corre tra grammatica e retorica, tra referenzialità e performatività del linguaggio. Poiché ciò che emerge è l’impossibilità di tale distinzione, essendo ogni enunciato imprescindibilmente dotato sia di un significato referenziale, grammaticalmente determinato, che di un significato metaforico deciso dal contesto dell’azione e contraddittorio rispetto al primo, siamo di fronte a un’aporia che, secondo De Man, “designa la necessità di almeno due letture, che si escludono a vicenda, e afferma l’impossibilità di una interpretazione veridica, sul piano delle figure come su quello dei temi.” (p.79) Ciò è ancor più importante se la metafora utilizzata – in Rousseau, ad esempio, per definire il modello politico presentato nel Contratto sociale – è essa stessa linguistica. In altre parole, non solo è in questione se la poetica degli autori studiati sia conforme alla teoria linguistica che essi, con intenti diversi, propongono, ma la stessa impossibilità di una lettura certa diviene il paradigma attraverso il quale è espresso sia il contenuto poetico che quello scientifico di un testo, rimandando all’infinito il processo che la determina. Tuttavia, tale impossibilità non conduce a una incomprensibilità del testo, né a una mistica del segno e del linguaggio propria di altre scuole di teoria della letteratura di metodo decostruzionista. Ne consegue che, essendo quella della sua costituzione l’unica “intenzione” irriducibile di un testo (p.79), di fronte all’imbarazzo prodotto dalla questione relativa al primato dell’espressione o della competenza grammaticale di ciascun autore De Man non può non propendere – seppur in via solamente probabile – per una consapevolezza nell’autore dei limiti e delle possibilità del linguaggio, aprendo nuove prospettive alla comprensione del testo stesso. E poiché di allegoria si tratta, ovvero di un infinito processo che svelando la propria fallacia distrugge sé stesso, De Man rivela il ruolo dell’ironia non solo in Nietzsche, ma anche in Rousseau, sottolineando così la possibilità di un’omogeneità tra le opere narrative, politiche e religiose del filosofo ginevrino altrimenti difficilmente evidente. La principale produzione saggistica di P.de Man (1919-1983) è stata pubblicata in tre raccolte: The Rhetoric of romanticism, New York, Columbia University Press, 1984; The Resistence to Theory, Minneapolis, University of Minnesota Press, 1986; Aesthetic Ideology, Minneapolis, University of Minnesota Press, 1997.