Questo studio congiunto, di un’antropologa e di un esegeta, si propone di interrogare i primi scritti protocristiani (in particolare le Lettere di Paolo di Tarso, gli Atti degli Apostoli e Il Vangelo di Giovanni) per cogliere la cultura, le concezioni sociali e le categorie mentali del redattore. E’ infatti nell’attenzione posta sul testo che è possibile ritrovare, come in una sintesi, non solo il sistema culturale dell’autore, ma anche i riferimenti culturali impliciti e inconsapevoli in cui egli vive e che trasmette. La novità metodologica di questo approccio è descritta nel primo capitolo del libro, dove è spiegato in cosa consista l’interrogazione antropologica dei testi. L’attenzione è centrata sul concreto redattore del testo, sullo sfondo culturale sotterraneo al quale fa ricorso, sul lettore da lui “supposto”. L’analisi antropologica è applicata in particolare alle forme sociali primarie del cristianesimo (discepolato e chiesa) e a due peculiari performance protocristiane: l’esorcismo e il rito. Nelle Lettere di Paolo emerge una realtà di chiesa intesa non come società alternativa al mondo, ma come comunità che vive “sulla soglia” della vita sociale, non integrandosi m neppure escludendosi da essa. Questa particolare forma di esistenza, che gli autori chiamano “liminalità”, è espressione dell’atteggiamento escatologico di Paolo: si deve stare nel mondo “come se non” si vivesse in esso. Negli Atti degli Apostoli, posteriori alle lettere paoline di circa trent’anni, in un contesto ormai molto diverso, la peculiarità dell’atteggiamento di Paolo non va perduta. L’espansione missionaria produce un conflitto costante con le comunità ebraiche della diaspora. Mentre queste rappresentano un modello di integrazione completa nel tessuto sociale dell’Impero, il bisogno di integrazione delle prime chiese tende invece al cambiamento della cultura. Dal testo degli Atti è possibile vedere come l’integrazione non sia in conflitto con la sfera della liminalità. Nella seconda parte del libro l’individuazione di alcune forme religiose delle prime comunità permette agli autori di focalizzare “la dialettica tra ciò che è comune alle differenti concezioni e pratiche culturali e ciò che è specifico di un movimento”. In particolare, il rito, secondo il quale è modulato, per esempio, il Vangelo di Giovanni, permette una trasmissione più chiara e più certa di un contenuto altrimenti solo dottrinale. Parallelamente, l’esorcismo che modifica il corpo restituendogli una funzionalità normale serve a rafforzare la predicazione con la persuasività dei “prodigi e segni” propri di Gesù.