Arte e bellezza

Saggio sull''estetica della pittura


Come chiaramente espresso nell’introduzione, l’intenzione di fondo che guida la ricerca di questo testo è quella di accostarsi all’estetica “a partire dai problemi della pittura” (p. 7). La prospettiva di porre l’arte come condizione primaria al costituirsi autoriflessivo dell’estetica viene messa, per così dire, alla prova del percorso storico compiuto dall’estetica stessa, Carchia infatti riprende le tappe che hanno scandito l’indissolubile relazione tra riflessione e pittura, a cominciare dal neoplatonismo rinascimentale (analizzato insieme alle teorie di E. Panofsky nel cap. 8 Idea della pittura, p. 81) che produce le condizioni di una genuina universalità dell’estetica. Su questa linea inaugurata dal Rinascimento si collocano anche le riflessioni avviatesi successivamente alla crisi dei postulati dell’idealismo romantico, oppure, sempre a favore di un primato della pittura, la ricerca compiuta da M. Merlau Ponty (cfr. Tempo mitico, cap. 12. P. 119) il quale vedeva nella pittura un mondo pre-umano ed extra-storico, a partire dal quale il soggetto poteva costituirsi prima di tutto come corporeità. E’ però scopo del libro non solo percorrere le teorie che hanno conferito piena validità all’arte con buona pace delle ipoteche che gravano su di essa – dalla condanna platonica, al divieto biblico delle immagini – ma anche riempire l’attuale mancanza di consapevolezza sul ruolo che l’arte ha giocato nel rifondare le estetiche del novecento. Queste ultime, nota l’autore, anche se in taluni casi hanno recuperato il valore dell’esperienza, hanno però trascurato il problema della dimensione normativa di tale esperienza (si veda anche la Presentazione scritta da Carchia al testo di R. Bubner Esperienza estetica, Rosenberg & Sellier, 1992). Nelle riflessioni della contemporaneità è posto in crisi il vincolo tra arte e bellezza; se con il romanticismo al paradigma del ‘classico’ viene sostituito quello della ‘storia’, oggi anche quest’ultima dimensione viene a cadere, venendo a mancare insieme ad essa qualsiasi pertinenza dell’arte. L’arte, insomma, si trova a perdere una dimensione trascendentale in grado di orientarla – la bellezza –, viene a confondersi con la realtà, e ritrova la sua tanto conclamata autonomia in una deriva che toglie sostanza alla genesi della “forma”.

Dati aggiuntivi

Anno pubblicazione 1995
Recensito da
Anno recensione 1996
Comune Bologna
Pagine 159
Editore