L’ambivalenza della condizione umana, sospesa tra l’animale e il divino, e tradotta nella tradizione filosofica occidentale nel dualismo di anima e corpo, è ripensata da Reale attraverso la ricostruzione della genealogia delle nozioni di soma e psyche. L’idea è che la storia dell’autoconoscersi dell’uomo presupponga delle “strutture di riferimento” che fu proprio la cultura greca a creare, per quanto solo a partire dal V secolo. In Omero, infatti, l’uomo non si concepiva come scisso in una dualità, ma come un io unitario; i concetti di soma e psyche erano ancora pressoché assenti: soma, cioè, non indicava l’organismo vivente, ma il “cadavere”, e psyche non il principio vitale del sentimento e del pensiero, ma il “fantasma del morto”, privo di vita, di sensibilità e di intelligenza, il “non essere più dell’io”. E’ solo con la diffusione del concetto orfico di psyche che anche il concetto di “corpo” ha preso consistenza; l’uomo, cioè, si è rappresentato come corpo solo dopo che si è pensato come anima. E’ soprattutto con Socrate, tuttavia, che si è davvero delineata nella cultura occidentale l’idea dell’anima come “centro” della personalità umana, morale e intellettuale. La psyche è adesso capacità di intendere e volere dell’uomo, che, a sua volta, per conoscere veramente se stesso, dovrà imparare a prendersi “cura” non del corpo, ma soprattutto dell’anima. Con Platone, poi, il dualismo misteriosofico delle dottrine orfiche diventa rigoroso dualismo metafisico. Il corpo, “tomba” e “prigione” dell’anima, anche dopo la rivalutazione del Timeo, resta ciò che rende l’anima priva di senno nel suo contatto con essa. La radicale differenza ontologica tra soma e psyche è ormai di fatto insuperabile. Tuttavia, è dal giusto equilibrio delle forze in antitesi che scaturisce la sua “salute”, concetto che Platone ha desunto dalla medicina del suo tempo, portandolo al più alto livello speculativo come “proporzione” e “misura”, ed offrendo, attraverso l’analisi dell’essere umano nel suo senso globale, una concezione della salute di straordinaria modernità: come non si può curare una parte del corpo se non tenendo sotto controllo il corpo nel suo insieme, così non si può curare l’uomo nella sua interezza senza curare innanzitutto l’anima.