L’ampia ricostruzione storica compiuta da Ducellier attraverso l’uso di un’imponente apparato di documenti riesce a fare chiarezza sui rapporti tra due religioni e due imperi che, nell’area orientale dell’Europa, hanno caratterizzato le vicende di interi popoli. L’intento del volume è appunto quello di analizzare i complessi rapporti della cristianità con l’Islam e dimostrare che l’appartenenza a una delle due comunità non generò necessariamente un’avversione ineluttabile. Le alterne vicende susseguitesi nell’ampio arco di tempo considerato fanno dire all’autore che in realtà non si è realizzato un vero incontro tra religioni, ma una reciproca convenienza, per lungo tempo, a rimanere entro i propri “confini”. In effetti, nei primi secoli considerati da Ducellier (VII-IX), la polemica religiosa e le discussioni dogmatiche furono lasciate in secondo piano – prima di tutto perché vi era scarsa conoscenza della dottrina islamica e in secondo luogo perché i cristiani nutrivano un sentimento di superiorità nei confronti dei musulmani, ritenendo inoltre che un giorno essi si sarebbero convertiti al cristianesimo. Tra l’altro, fino al X secolo il Corano era conosciuto solo attraverso l’opera di Giovanni Damasceno, che considerava l’Islam un’eresia e pertanto una dottrina non del tutto estranea al cristianesimo, anzi in qualche modo ad essa ‘interna’. La vera frontiera fu invece completamente interna al mondo cristiano, con la distinzione tra i cristiani d’Oriente e quelli d’Occidente, i quali vedevano gli accordi con i musulmani come un’accettazione del paganesimo. I Bizantini al contrario furono ben lontani dal concepire l’idea delle crociate, perché dal loro punto di vista i musulmani potevano rappresentare persino un utile alleato. Questo atteggiamento naturalmente denotava una profonda trasformazione dell’ideologia politica bizantina, che stava abbandonando il principio della teocrazia universalistica e caratterizzando la propria azione con una politica “contrattuale” che in particolare nei secoli XII e XIII assicurò la pace, trovando fondamento nell’ostilità verso chi spingeva per l’unione con i cristiani d’Occidente – tra l’altro, un numero considerevole di bizantini considerò la possibilità di abbracciare la religione islamica per odio nei confronti dei cristiani d’Occidente – e in considerazioni di tipo pragmatico, visto che il potere ottomano avrebbe garantito l’esistenza della Chiesa orientale. Non a caso, quando Bisanzio fu conquistata, nel 1453, il potere ottomano riuscì con facilità a integrare l’edificio ortodosso grazie all’osmosi precedentemente operata.