Atene e Auschwitz sono i punti di riferimento che segnano l’unicità del percorso storico seguito dall’Europa, definito dall’Autore una “via speciale dell’Europa nella storia”. Occorre quindi interrogarsi, partendo da questi due punti di riferimento, su quale possa essere oggi l’eredità della nostra civiltà. Proprio nel momento in cui il processo storico subisce un’ulteriore accelerazione dovuta all’emergenza della globalizzazione, Meier rileva che la riflessione sulla storia è scarsamente presente nell’attenzione pubblica, a causa in particolare dell’indebolirsi della categoria di responsabilità in una società, come la nostra, che non sente più la necessità di guardare dietro di sé. Si assiste così allo spalancarsi del divario tra mutevolezza e controvertibilità: poche sono le cose controvertibili, mentre un’immensità di esse sono modificabili. Ma la storia, soprattutto in tempi di cambiamento, diventa strumento essenziale per orientarsi all’interno dei processi, in modo da cercare di orientarne consapevolmente il corso. Gli europei, sostiene Meier, hanno generalmente la percezione di sentirsi come i “sopravvissuti” di una storia ormai lasciata alle spalle, e non come i “figli” del proprio passato: per questo motivo si intravedono pochi tentativi di individuare le linee fondamentali di un processo storico che colleghi il passato al presente e al futuro. Queste linee fondamentali relative alla specificità della civiltà europea però esistono: la politica greca, il diritto romano, la religione cristiana hanno dato vita a una cultura multiforme, policentrica e mobile in cui coesistono individualità, libertà e solidarietà, cioè i veri cardini dell’eredità europea. L’Europa è nata ad Atene con la scoperta della cittadinanza e con la consapevolezza della centralità della conoscenza: sono questi i tratti che hanno costantemente innervato la storia europea e che invece hanno trovato nella devastante esperienza di Auschwitz un tragico freno. Occorre dunque non solo riscoprire la centralità delle fasi di passaggio tra le diverse epoche e i fattori responsabili di tali forme di rigenerazione e di cambiamento, ma anche l’importanza di promuovere la capacità di anticipazione e preconizzazione degli aspetti terribili e inattesi della storia, allo scopo di acquistare consapevolezza del fatto che il progresso non è irreversibile. Il patrimonio culturale europeo deve dunque essere riconquistato ogni volta, perché la tecnica può benissimo convivere con l’assenza di senso morale.