In questa opera Bauman analizza le conseguenze che il processo di globalizzazione ha determinato nella società e sulle persone, a partire proprio dalla polarizzazione tra una comunità che viene definita globale e la crescente segregazione in un “localismo” circoscritto rigidamente. Egli paragona la vita attuale a una gerarchia che discende dal globale al locale lungo una linea nella quale la libertà di movimento del primo sta a indicare promozione e successo sociale, mentre il secondo polo, caratterizzato dall”immobilità, comporta un alone di sconfitta. Sono il movimento e la flessibilità i più poderosi fattori che determinano la stratificazione sociale e provocano la divaricazione tra potere e obblighi sociali: contribuire ai doveri della vita quotidiana viene vissuto come una limitazione, come una compressione in uno spazio ristretto. Oggi è caduto in disuso il termine “universalizzazione”, che racchiudeva in sé l”intenzione di creare un ordine, di rendere migliore il mondo, di diffondere il progresso all”umanità intera. Niente di tutto ciò sopravvive nel termine globalizzazione che sottintende effetti globali, ma non iniziative globali. La caratteristica dominante della globalizzazione risiede in un allentamento dei freni (deregolamentazione, liberalizzazione) che crea una nuova libertà incapace di modellare i problemi sociali attraverso un”efficace azione collettiva. Assistiamo pertanto, puntualizza Bauman, a un disordine globale – tutte le iniziative e le azioni politiche volte a creare ordine hanno un respiro locale – che si materializza nella corsa a ritagliare entità territoriali sempre meno dotate di capacità. Questa frammentazione a livello politico è complementare alla globalizzazione economica: sono le due facce del processo che sta ridistribuendo su scala mondiale sovranità, potere, libertà d”azione. Il capitale globale non ha più bisogno di manodopera itinerante e pertanto la pressione per abbattere le barriere che ostacolano il libero movimento delle merci e del denaro va di pari passo con la volontà di impedire i movimenti di quanti, a seguito di quella libertà, vengono sradicati. Questa ulteriore polarizzazione, rileva Bauman, è ampiamente presente nel tessuto urbano, in cui si nota un restringimento degli spazi comuni, l”extraterritorializzazione delle nuove élites e la costruzione di una apartheid al contrario: creare la separazione tra coloro che sono “mobili” su scala globale e coloro che sono legati al locale, tra coloro che vivono nel tempo e coloro che vivono nello spazio.