In molti modi si è parlato del rapporto tra cabbalà ed erotismo, talvolta con risultati di grande rilievo, talaltra con esiti approssimativi. Eros e Qabbalah si colloca in questo contesto di eterogeneità con una analiticità ed una profondità testuale e filologica di altissimo profilo. Muovendosi sapientemente tra antropologia, filosofia, teologia e psicologia, Idel ben tratteggia la ricchezza e la complessità di una cultura trasversale alle discipline, alle matrici culturali e ai condizionamenti geografici. Quella ebraica è una cultura itinerante che costantemente acquisisce, rielabora e riconsegna stimoli rinnovati e concetti risignificati. In modo evidente è qui presentata la centralità della produzione ebraica italiana, a conferma della plausibilità delle ipotesi che lo stesso Idel sta sviluppando, focalizzate sull'esistenza di una scuola cabalistica italiana, come nel suo recente La cabbalà in Italia (1280-1510). Encomiabile il prudente scetticismo metodologico con cui si anticipa la limitata capacità di restituire una realtà sociale complessa attraverso la mera lettura di testi elitari, e si sottolinea l'impossibilità di profilare un quadro omogeneo della cabbalà, se non come apposizione di modelli prestrutturati. Il percorso sul quale Idel ci conduce si snoda a partire da una definizione delle categorie sessuali applicate al regno divino, tracciando nel primo capitolo la distinzione tra eros, agape e sessualità. Il secondo tema affrontato è il rapporto tra unità e frammentazione dell'individuo, attraverso un esame dei testi che trattano il tema dell'essere primigenio. Idel si concentra poi sull'evoluzione della teosofia e della cabbalà nel basso Medioevo, attraverso un percorso che ripropone il problema della yihƒsƒsud, cioè l'unità, e del rapporto tra le sefirot, ossia le emanazioni divine (lo stesso tema che la cabbalà cristiana richiama a fronte della teologia trinitaria). Il quarto capitolo, in cui la presenza di autori italiani è predominante, analizza l'evoluzione del rapporto tra cabbalà e neoplatonismo, in un prospetto evolutivo che si conclude con un quadro del chassidismo del XVIII secolo. Il libro rappresenta un punto nodale per la riflessione di Idel sul rapporto tra erotismo e cabbalà, attraverso una rivisitazione delle categorie concettuali, trasformate dai testi, spesso inediti, che impreziosiscono la trattazione. In modo ben più complesso e sfumato di come appaia nel Cantico dei Cantici o nella Lettera sulla Santità, il rapporto con l'erotismo permea la storia dell'ebraismo e ne condiziona la sensibilità culturale, la pratica ermeneutica e la liturgia. Questo libro restituisce la complessità di un pensiero religioso che anche nel corpo di ‘adam – plasmato con la ‘adamah, la terra – radica un importante centro di equilibrio.