Questa raccolta di testi finora inediti in Italia rappresenta, nelle parole del curatore Riccardo Di Donato, il tentativo di ricostruire in modo filologicamente e cronologicamente corretto l’evoluzione del pensiero di Marcel Mauss. Impresa non facile, vista la frammentarietà delle produzioni dell’autore del Saggio sul dono, i cui numerosi scritti, spaziando dalla sociologia alla antropologia e alla politica, risentono ancora della mancanza di una pubblicazione completa del lascito, a cui solo in parte ha ovviato la pubblicazione nel 1997, curata da Marcel Fournier di una raccolta dei saggi di argomento più strettamente politico. Da qui l”intento di una ricostruzione che non sia analitica, ma che si proponga di sostenere una ipotesi interpretativa dell”opera di Mauss nella sua globalità. Per questo motivo, riacquista il peso dovuto non solamente la riflessione politica, legata al momento storico di cui Mauss è testimone, ma la stessa attività di insegnante, che nel commento e nella rielaborazione dei testi altrui trova uno dei momenti di maggiore fecondità del propio pensiero. Il volume si apre con i saggi dedicati da Mauss alla costruzione del concetto di civiltà. Intesa come sistema di sistemi sociali, famiglia di società costituita per ragioni di fatto storiche, linguistiche e antropologiche, la civiltà viene collocata da Mauss all’apice di una sorta di catena evolutiva che ha origine nei singoli gruppi sociali e si compie attraverso la loro sistematizzazione nelle nazioni. E’ proprio alla luce di questa nozione che Di Donato ricollega ai testi scientifici e ai saggi critici del sociologo francese, molti degli articoli politici comparsi nel periodo tra le due guerre mondiali su alcune delle principali riviste del socialismo francese. In questa prospettiva la denuncia degli errori del bolscevismo si stacca da quella che potrebbe essere considerata la polemica di un socialista moderato nei confronti del massimalismo internazionalista, per inserirsi nel discorso teorico riguardante lo sviluppo positivo delle società e delle nazioni verso nuove forme di civiltà, assumendo dunque la forma di una vera antropologia del bolscevismo. In questo senso viene sottolineata da un lato la portata della nozione maussiana del mito come funzione e dall”altro la costanza del metodo di uno studioso che nell”esame dell”ordine imposto dalla società agli individui ha studiato i moderni non diversamente dagli antichi e ha riconosciuto come non esistano popoli non civilizzati, ma solo popoli di civiltà diverse.