L’invasione della tecnologia nella vita quotidiana, come nell’immaginario scientifico, artistico e sociale contemporanei, ha prodotto l’idea di una progressiva ibridazione tra l’uomo e la macchina a scapito di una integrità del corpo e delle sue funzioni. Come sostiene Francesco Antinucci nel suo contributo Il corpo della mente, lo sviluppo di un modello cognitivo7epistemologico di tipo ricostruttivo-simbolico è risultato vincente su di un altro modello culturale antagonista, basato invece sulle operazioni cognitive del corpo. Attualmente la ricerca scientifica, ponendo interesse a questo secondo modello (percettivo-motorio), sta creando le premesse per una possibile rivalutazione ‘globale’ del soggetto. La crisi della divisione cartesiana res cogitans-res extensa ha prodotto, nel recente dibattito, un crescente imbarazzo per modelli di descrizione troppo univoci, che risultano insufficienti a render conto della nuova complessità dei saperi. Sally Pryor in Immaginare di essere un computer non nasconde le sue perplessità sui riflessi dell’applicazione al soggetto di un modello algoritmico, che esclude, insieme al corpo, le irrinunciabili dimensioni dell’inconscio e del femminile. Anche l’approccio dell’artista australiano Sterlarc, che nelle sue performance utilizza stimolatori e protesi meccaniche, appare non solo come un gesto estremo, una modalità sempre più prossima all’ibridazione uomo-macchina, ma, in un certo senso, il manifestarsi di una sintomatica urgenza di ridefinizione teorica. La “perdita del corpo locomotore” (Paul Virilio) è intanto già esperienza vissuta del soggetto, sempre più costretto a riconoscersi in un corpo inerte al quale “non appartiene” se non come paradossale e alienato possessore. Ma accanto a tutto ciò, stanno diventando sempre più realizzabili nuove modalità di apprendimento sinestetico, come il manipolare o visualizzare oggetti o strutture tipicamente simboliche. Nella sua introduzione, il curatore Cappucci afferma che in questa ridefinizione del rapporto tra naturale e artificiale, il corpo potrebbe ‘recuperare’ sensi meno ‘intellettuali’ come il tatto. Da ultimo F. Valera propone, nel suo saggio, un mondo cognitivo che permette di esplorare il rapporto tra soggetto e mondo, seguendo il comportamento dei percettori sensoriali e le mappe spaziali che se ne ricavano.