Intorno al “significato della musica” Rosen tenne a Roma nel 1993, tre conversazioni che sono diventate altrettanti capitoli di questo libro. Il primo e il terzo, rispettivamente intitolati I limiti del nonsenso e La scoperta dell”acqua calda, riguardano l”apparente contraddizione propria dell”arte musicale, che sembra avere un significato pur non trasmettendo un messaggio. Il secondo, Come si diventa immortali, si propone di sfatare alcuni dei miti che avvolgono la nascita della tradizione. Nel suo insieme, il libro di Rosen, scritto in un linguaggio semplice e ricco sia di riferimenti artistici e letterari che di esempi musicali, cerca di fare luce sul problema della comprensione del linguaggio musicale. Immedesimandosi di volta in volta nell”ascoltatore o nell”esecutore, Rosen si chiede quale sia il motivo per cui alcuni brani sembrano di facile comprensione, mentre altri si negano ad ogni chiave interpretativa. Di norma, la non-comprensione, e non solo in campo musicale, va di pari passo con il non-gradimento. Solo l”ascolto ripetuto porterà l”ascoltatore a percepire come familiare un certo tipo di linguaggio, a conoscerlo e, quasi sempre, ad apprezzarlo: “E” la stessa opera d”arte a insegnarci come comprenderla”, scrive Rosen, e ad aprire un processo interpretativo simile a quello dell”esecutore, il quale dovrebbe aver presenti le fonti di ciò che sta suonando. Accanto all”invito ad ascoltare la musica e a costituirsi una propria coscienza musicale, Rosen mette in guardia, contro certe sedimentazioni interpretative a causa delle quali l”urtext è stato completamente dimenticato. L”appello allo studio delle fonti è continuo, e viene contrapposto alle tante letture analitiche basate su altri criteri: “La difficoltà di assoggettare la musica a interpretazioni culturali o storiche è evidente: anche le più interessanti appaiono spesso arbitrarie, come se il critico che le propone si limitasse a seguire un facile procedimento di associazione libera”. La conclusione dell”autore è, in estrema sintesi, la seguente: “La musica, ancor più della letteratura e delle arti visive non può essere vincolata da alcun sistema analitico o interpretativo, tanto formale quanto storico. E” naturale guardare al di fuori o al di là della musica, cercare di capire come possa assumere temporaneamente e provvisoriamente diversi tipi di significati; ma nonostante questo la musica non riconoscerà alcun contesto più ampio di se stessa – sia esso sociale, culturale o biografico – cui piegarsi senza difficoltà. Parafrasando il solenne ammonimento di Goethe ali scienziati potremmo dire: non guardate dietro le note, sono esse stesse dottrina”.