chiaviQuesto libro è la ristampa di una raccolta di saggi predisposta da Panofsky (Hannover 1892?Princeton 1968) nel 1955, e uscita per la prima volta in Italia sempre presso Einaudi nel 1962. La diffusione in area italiana delle opere dello studioso tedesco ha avuto conseguenze notevoli, dal momento che ha permesso di superare la storiografia crociana, di ispirare una concretezza libera dall”ideologia romantica del genio e del capolavoro, oltre a recuperare gli studi di Saxl e Warburg. Panofsky è noto per essere un grande conoscitore della letteratura e della mitologia classiche, di come queste si sono trasmesse nel Medioevo e del fenomeno della rinascenza dell”antico; è altresì conosciuto per la particolarità del metodo di analisi dell”arte da lui introdotto, l’iconologia. Secondo questa scienza, che pare notevolmente ibridata con il neoplatonismo, allo studioso spetta un compito processualmente inverso rispetto a quello dell”artista. Se quest”ultimo è colui che tramite la convenzione e la tecnica traduce il “contenuto” di un”epoca e lo restituisce sul piano fenomenico attraverso lo stile, lo studioso al contrario parte dalla forma sensibile per tornare all”intelligibile. Un’intelligibile che risiede al di sotto della soggettività dell”artista e si configura come kunstwollen, qualcosa “che sta obbiettivamente come un senso ultimo e definitivo del fenomeno artistico” (cfr. la seconda parte de La prospettiva come ”forma simbolica” p. 166, Milano, 1991). Il recupero di un programma epocale, simbolicamente inteso, esprime bene il debito di Panofsky nei confronti del neokantiano Cassirer e la distanza che lo separa dallo psicologismo, dall”empirismo storiografico e dal formalismo, così come il superamento della dicotomia intuizione/espressione afferma il suo allontanamento dalle eredità di Platone ed Aristotele. Ma si comprende anche come la concezione dell”arte dello studioso tedesco, risolvendo l”iconografia nell”iconologia, cioè l”empirico nell”idea, oltre ad affermare il primato della teoria sulla storia, ponga al suo interno come problematica cruciale il rapporto fra classicismo e cristianesimo. Alle ambizioni dell”iconologia si possono accostare le considerazioni pragmatiche di un Gombrich, il quale ha ricordato come non tutto ciò che concerne un”opera d”arte possa essere trasformato in simbolico, né il simbolo possa essere interamente decifrato e restituito in spiegazione (cfr. lmmagini simboliche. Studi sull”arte del Rinascimento, Torino, 1978).