Il “tempo presente” come “sospensione tra ciò che non è più e ciò che non è ancora”: questo l”oggetto di riflessioni di un ricercatore sociale che tenta di organizzare le tracce presenti del non ancora – la società globale, il depotenziamento del “sociale-storico” attraverso processi di deterritorializzazione, la sostituzione della relazione “anima-corpo” tradizionale con quella “corpo-mondo”, la messa al lavoro della nuda vita – in un quadro complessivo. Di questo è elemento determinante il fatto che “il passato non concorre più a forgiare caratteri, a sedimentare coesione e riconoscimento entro comuni riferimenti”. Diversi aspetti contribuiscono a creare questa atmosfera di sospensione: il prevalere delle logiche della simultaneità, dell”istantaneità, su quelle della lunga durata che hanno fin qui scandito le trasformazioni della vita sociale; l”assurgere ad elementi di primaria importanza delle capacità relazionali e comunicative, legato alla concreta mobilitazione al lavoro del general intellect, al sovrapporsi di lavoro e “pratica discorsiva” sulla scena di una economia globale; il processo di glocalizzazione, vale a dire il dilatarsi di uno spazio fatto di relazioni e comunicazioni che si estende tra il locale ed il globale, ed il divenire fantasmagorico del locale, cioè la trasformazione del luogo, da spazio fisico in cui si vive in “atmosfera ove prende corpo la coscienza di sè”; l”indebolimento delle fondamenta stesse della società, dal momento che elementi strutturanti, quali l”dentità o la fiducia, da dato divengono costruzione, progetto al quale si è costantemente chiamati a lavorare. In questo contesto, il “tempo presente” viene ad essere caratterizzato da una specifica forma della la composizione sociale: l”essere moltitudine. Essa sottopone il soggetto al rischio di perdere il senso di sè, dissolvendo “ciò che era naturale: appartenere, rappresentare, rappresentarsi”. Di qui si diparte una alternativa che prima ancora di essere pragmatica, è teorica: da un lato la prospettiva per cui la produttività è il bene scarso da cui far cominciare l”analisi, definendo così il “capitalismo come natura” – individuando la soluzione delle questioni sollevate dai mutamenti sopra sintetizzati in una accelerazione del processo, già in atto, di “simbiosi tra società e capitalismo: la società dell”economia generalizzata” -, dall”altro quella che definisce la socialità come bene scarso e che chiama alla ricerca – azione prepolitica volta a sottrarre i soggetti dall”indistinto della moltitudine – di figure sociali e di spazi che abbiano l”obiettivo di tessere reti tra il locale ed il globale e che attenuino la presenza di quella che pare la caratteristica principale della società contemporanea, ovvero l”anomia.