Con questa edizione viene presentato al pubblico italiano un saggio che, apparso in Germania nel 1987 e subito al centro di vivaci dibattiti, può a buon diritto venire considerato un piccolo classico della storiografia filosofica contemporanea. Il lettore resterà forse sorpreso scoprendo che nel libro di Flasch l’opera di Tommaso d’Aquino, e più in generale la filosofia “scolastica”, non compaiono in posizione di risalto. Ciò si spiega con l’orientamento storiografico dell’autore, il quale privilegia dispute e polemiche a scapito delle grandi sistemazioni teoretiche. Ripercorrendo la storia intellettuale dalla rinascenza carolingia fino alle soglie dell’età umanistica, Flasch si sofferma pertanto, tra l’altro, sulla dottrina di Alcuino, sui dibattiti inerenti alla predestinazione e all’eucarestia, sulla discussione tra Anselmo e Gaunilone, sulle polemiche tra Alberto Magno e Averroè intorno alla questione dell’immortalità dell’anima e dell’eternità del mondo, fino alle contese politiche sulla supremazia del Papato e alle vicende della mistica di Meister Eckhart di fronte all’Inquisizione. Ciascuna delle discussioni esaminate costituisce, a giudizio dell’autore, il documento di situazioni storiche aperte e di soluzioni divergenti. In particolare, e sta qui una delle caratteristiche salienti della pratica storiografica di Flasch, nessuna di queste discussioni può venire considerata unicamente come disputa teologica: in ognuna infatti erano in gioco il consolidamento del potere politico-intellettuale e l’espressione di specificità culturali regionali. Esaminando le polemiche piuttosto che le summae, e dando spazio a figure minori invece che ai soli giganti del pensiero, Flasch sostiene di aver messo in luce due elementi negletti della filosofia medievale, ovvero la sua plurivocità e la sua processualità. Quest’ultimo punto si collega alla vigorosa critica da lui condotta contro la cosiddetta “storia dei problemi”, ossia l’approccio secondo cui esisterebbero problemi filosofici permanenti e sostanzialmente dotati di vita propria. Al contrario, egli sostiene che la filosofia intesa come sistema di sapere sia sempre connessa a un contesto storico e vada ricostruita in base alle prestazioni intellettuali e politiche che essa può fornire, posizione che è valsa a Flasch l’accusa di equiparare filosofia e ideologia e di perdere di vista il contributo creativo dei singoli filosofi. Nonostante alcuni passaggi smaccatamente provocatori, talvolta ammorbiditi da Flasch in contributi successivi, questo saggio resta tuttavia una lettura indispensabile per chi pensa che la filosofia abbia una storia da prendere sul serio.