Le figure del pensiero che Accarino fa giocare attorno al concetto di equilibrio, come quella della bilancia e della compensazione, formano una costellazione capace di disegnare lo spazio all’interno del quale operano le diverse forze implicate nell’ordinamento delle relazioni internazionali. La “chimera Europa” è interpretata da Accarino come un potente collettore capace di tenere insieme le diverse istanze dei rapporti internazionali per l’intera parabola temporale coperta dallo “Stato moderno”. Secondo l’autore, l’archiviazione dell’equilibrio in quanto concetto politico è impossibile: palese è la sua crucialità anche in un epoca segnata dagli imperativi della globalizzazione. Il tema dell’equilibrio si ripropone, dunque, sia di fronte alle spinte bipolari ancora presenti nel panorama internazionale, sia attraverso la sua costante permanenza nella cornice dell’unificazione europea. L’accelerazione di tutti gli aspetti legati alla vita del “sistema-mondo”, che accompagna intrinsecamente il fenomeno “globalizzazione”, sembra essere condizione necessaria per la possibilità stessa di un equilibrio. La caratteristica peculiare di questo complesso eterogeneo di relazioni umane ed ambientali è senza dubbio la mutevolezza: la vita dei corpi sociali nello spazio globale sembra infatti autoregolarsi attraverso l’intrecciarsi di differenti funzionalità e momenti di inevitabile disfunzione. Il profilo immunitario della modernità si esplicita nella scoperta di poter “combattere il male con il male”: ciò risulta essere l’aspetto costitutivo proprio del moderno concetto di equilibrio. Esso, lontano dall’essere un’effettiva e stabile neutralizzazione, sembra poggiarsi su di un focolaio permanente di nuovi irrazionalismi, di nuove crisi, di nuove guerre. La seconda parte del testo, attraverso il saggio di A. Brillante, cerca di ricostruire lo scenario bipolare che si basava sulla minaccia nucleare. Qui la possibilità di un ordine nella forma dell’equilibrio rimanda necessariamente al superamento del carattere contingente delle relazioni di forza tra i soggetti: in questo senso la deterrenza nucleare rappresenta non solo la declinazione del bilance of power, ma anche la forma ordinativa concettualmente più compiuta dell’equilibrio. Il testo si chiude proponendo, come contributo alla chiarificazione del concetto classico di equilibrio, un testo del 1806 di Friederich Gentz (collaboratore di Metternich) secondo cui l’originaria disuguaglianza dei partecipanti deve considerasi come condizione provvisoria ma necessaria per l’intero sistema delle relazioni internazionali.