Da più parti si sente oggi affermare che l”ecumenismo dottrinale ed il dialogo teologico, in particolare quello avviato sulla scia del Vaticano II, ormai da più di un trentennio tra le Chiese derivate dalla Riforma e la Chiesa cattolica, starebbero attraversando una fase di grave crisi o almeno di “impasse” sul piano del metodo e dei risultati, a tal punto da procrastinare di decenni la possibilità di un ristabilimento della piena comunione ed il superamento delle divisioni del passato sulla base di una “diversità riconciliata”. Secondo alcuni la differenza “fondamentale”, che divide tra loro le Chiese cristiane sarebbe riconducibile ad una diversa comprensione del mistero della rivelazione salvifica di Dio in Cristo ed avrebbe pertanto effetti “divisivi” trasversali ai diversi settori della teologia (soteriologia, ecclesiologia ed antropologia teologica) e che si richiamerebbero circolarmente: il “consenso”, le “intese” o le convergenze su specifici punti dottrinali non sarebbero tali da sanare le storiche e secolari fratture. Al di là delle difficoltà di forma e di sostanza, e della non sempre legittima, ma comprensibile difesa delle rispettive identità confessionali, sia da parte dei teologi luterani ortodossi o della Congregazione romana per la dottrina della fede, il pessimismo non è avvalorato dai successi recenti.
André Birmelè, docente di teologia sistematica all”Università di Strasburgo ed appassionato protagonista del dibattito ecumenico, constata il significativo passo in avanti verso l”unità tra cattolici ed evangelici, costituito dalla sigla, avvenuta ad Augsburg, il 31 ottobre 1999, della Dichiarazione congiunta cattolico-luterana sulla dottrina della giustificazione. Con la ricezione ufficiale del documento di dialogo da parte cattolica – la prima in senso assoluto – e delle Chiese associate all”Alleanza luterana modiale, le condanne dottrinali, relative alla dottrina della giustificazione, formulate nel XVI sec. dal Concilio di Trento e dagli Scritti confessionali luterani (“Solida Declaratio”), non possono più applicarsi all”attuale comprensione della salvezza in Cristo da parte dei diversi protagonisti del dialogo. A causa delle persistenti difficoltà di ordine ecclesiologico, ed in particolare della diversa comprensione della funzione del ministero ordinato, non è ancora possibile, dal punto di vista cattolico, realizzare una comunione di ambone ed altare, simile alla “Concordia di Leuenberg”, che lega tra loro le Chiese luterane e riformate del continente: la via verso l”unità è tuttavia tracciata e dipenderà anche dall”evoluzione dottrinale da parte cattolica.