“È come se, a conti fatti, il mondo fosse oggi percorso e scosso da una pulsione di morte che presto non avrà altro da distruggere che il mondo stesso” (p. 8). Secondo l’epocale lettura proposta dal filosofo francese in quest’opera, il mondo sembra aver perso la sua capacità di fare mondo e di essere mondo (limitandosi a moltiplicare l’immondo): tutti i complessi interrogativi sollevati nel testo ruotano attorno alla possibilità di chiarire se quel processo che ha per nome mondializzazione (termine finora legato esclusivamente a quell’evidenza tecnica ed economica chiamata globalizzazione) può dare nascita ad un mondo (creare un mondo), oppure al suo contrario: salvezza o distruzione sembrano essere le uniche direzioni possibili, pur rimanendo esse chiaramente problematiche. Problematica, in questo contesto, è anche la congiunzione “o”, che è da intendersi, di volta in volta, secondo i suoi tre sensi, congiuntivo, disgiuntivo o sostitutivo. Intendendo con mondializzazione quel processo in atto attraverso cui non è più possibile procedere ad una qualche identificazione, e il cui risultato più esplicito sembra essere una mera agglomerazione (dal latino glomus, “gomitolo”), è per Nancy necessario chiedersi nuovamente che cosa il mondo voglia da noi e che cosa noi vogliamo dal mondo. Il filosofo francese rileva la primaria necessità di prendere atto di cosa accade oggi in questo mondo che è preda di “uno scatenamento infinito di sregolati appetiti di godimento” (p. 28), secondo “un processo autistico senza fine” (p. 16) che non ha altro atto se non la produzione della sua stessa potenza (da intendersi sia come potere sia come potenzialità). Inoltre, “il mondo” è da sempre rimasto subordinato al concetto di “visione” del mondo (Weltanschauung), ovvero è da sempre un mondo rappresentato, il cui senso è sospeso nel rinvio a qualcosa che è altro da sé. Riformulando i problemi in chiave più elementare (“Che cos’è un mondo?”, “Che cosa vuol dire un mondo?”), allo scopo di volere il mondo, non un soggetto del mondo, Nancy propone di cogliere nuovamente il mondo partendo dalla creazione, dopo aver estrapolato tale concetto dal suo contesto teologico (operando quindi una mondanizzazione). Attraversando concetti-chiave del pensiero filosofico contemporaneo, quali tecnica, biopolitica, sovranità, libertà, il tentativo è quello di fornire un tenore di senso, di inventare e creare una forma o un simbolo che conduca all’assoluta coincidenza del mondo con se stesso, non essendoci più alcun concetto, narrazione o figurazione in grado di contenere il progressivo ed inarrestabile spostamento di senso operato dalla mondializzazione, che Nancy legge come un’autentica disintegrazione.