La loi de Dieu

Histoire philosophique d'une alliance


La ricerca di Brague costituisce per molti versi un’archeologia della separazione moderna tra legge divina e legge umana e in questo senso si appaia a un precedente libro, La sagesse du monde, nel quale egli aveva indagato la vicenda di lungo corso delle idee cosmologiche. Considerati complessivamente, i due lavori illustrano il passaggio da ciò che Brague definisce “eteronomia” (ossia produzione della legge in un ambito esterno all’uomo: mondo o Dio) alla moderna “autonomia”, cristallizzata nel sapere astronomico de-moralizzato e nel positivismo della norma. Addentrandosi qui nel cuore del “problema teologico-politico”, secondo un programma teorico risalente fra gli altri a Schmitt e Peterson, Brague ripercorre l’origine bicefala della teologia politica occidentale, oscillante tra legge naturale (Atene) e analisi storica delle condizioni della sua rivelazione (Gerusalemme). Egli segue lo sviluppo della questione discutendo il coefficiente normativo dei testi sacri e si volge poi alle differenziazioni fra i tre monoteismi, sottolineando come la concretizzazione della legge divina in un codice scritto tipica del giudaismo (e successivamente dell’Islam) ceda il passo – in particolare con la rivoluzione paolina – al costituirsi di un nuovo terreno religioso, quello cristiano, nel quale la funzione salvifica della grazia ridimensiona il potere della legge e modifica il quadro in senso sacramentale e apocalittico. Le vicende medievali delle tre religioni monoteistiche confermano questa articolazione. Mentre la separazione tra grazia, norma e coscienza fa da matrice alle dispute su origine e legittimità dei poteri nell’Occidente cristiano latino, l’Islam prende progressivamente la forma di una religione in cui la Legge funge da centro gravitazionale, tanto più dopo il declino storico del califfato. La cultura giudaica della diaspora, viceversa, trova nella Legge l’unica figura della presenza divina dopo la distruzione del Tempio. Rispetto alle tradizionali analisi del problema teologico-politico, il libro di Brague si propone di aggiungere alla discussione delle mediazioni discorsive anche un’indagine sui contesti rituali, giuridici e mistici che paiono sfuggire al campo assegnato alla “teologia” (per questo propone di parlare di “problema teo-politico”). Di più, volendo prendere sul serio l’apporto greco a questo universo tematico, centrato tanto sulla personalità del Dio dei monoteismi quanto sulla questione della “divinità” della legge in ambito etico, politico ed economico, egli si muove in ciò che definisce orizzonte “teio-pratico”. Ne scaturisce una ricerca che chiarisce processi intellettuali ma delinea anche modelli epocali entro i quali ricostruire modificazioni storiche, rituali e liturgiche.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Rémi Brague

    Professore di Storia della filosofia medievale - Université Paris Sorbonne

Anno pubblicazione 2005
Recensito da
Anno recensione 2005
Comune Parigi
Pagine 400
Editore